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Cronaca

Rapallo. Cimiteri: manca il personale, esternalizzate le esumazioni

Testo e foto di Paolo Marchi

Due cimiteri urbani (Cerisola e San Pietro) e dieci frazionali (San Michele di Pagana, Santa Maria del Campo, San Pietro di Novella, San Maurizio di Monti, San Martino di Noceto, San Quirico d’Assereto, Sant’Andrea di Foggia, San Massimo) per quattro addetti (più un part-time) che debbono fare tutto: dalle sepolture, alle esumazioni, dalla pulizia alla piccola manutenzione. Pochi per una città come Rapallo. Pochi pensando che una volta, a regime, erano otto. Poi è arrivato il Patto di Stabilità che ha bloccato le assunzioni e le uscite di personale non sono state più rimpiazzate. A tutto questo si aggiungono nuove difficoltà dovute ai mancati avanzamenti professionali indispensabili per eseguire determinate operazioni che rivestono il carattere di atto pubblico. Una situazione da tempo insostenibile cui la giunta comunale di Rapallo ha finalmente preso atto cambiando rotta per provare a dare una risposta adeguata. E così una parte del servizio viene esternalizzato, in via sperimentale e per un anno, per le sole operazioni di esumazione (è la prima volta a Rapallo) e le attività di pulizia straordinaria. 6.100 € per l’anno 2016, 18.300 € per il 2017 queste le cifre stanziate per un anno di affidamento del servizio a terzi.

Visibilmente più curati i cimiteri frazionali le cui pulizia, custodia, apertura e chiusura sono in carico ad associazioni e comitati frazionali, appaiono in sofferenza i cimiteri urbani di Cerisola e San Pietro. E se Cerisola, pur gravato dal peso del tempo, mantiene la sua antica bellezza grazie ai molti manufatti di pregio, San Pietro appare un luogo inospitale, insensibile, freddo, figlio del tempo in cui è stato realizzato. E reso ancora più infelice dal marchio di eterno cantiere che l’incompiutezza alimenta. Dove qualcosa è stato fatto – ad esempio è stato portato via un mezzo non funzionante posteggiato dentro il perimetro, è stata fatta un’opera di pulizia e bonifica intensa – ma dove molto c’è ancora da fare. E dove la presenza della mano pubblica, anche nel richiamo dei doveri da parte dei privati, appare sfumata.

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Un montacarichi (non funzionante) nel cimitero urbano di San Pietro

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Cimitero di San Pietro. Seppur in area cintata, da tempo sono presenti sacchi contenenti materiali edili (marmo, mattoni, metalli) resti di esumazioni

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San Pietro, loculi inutilizzati perché difficilmente raggiungibili anche con le apposite scale

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San Pietro, un albero sdraiato in prossimità dell’ingresso più a monte

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San Pietro, una palma lasciata crescere dentro una tomba

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Cimitero di Cerisola, abbattuta parte della recinzione

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Cerisola, attesa per le esumazioni

Ora con questa pratica, nata da una proposta del consigliere Anna Baudino e portata in giunta dal vice sindaco Pier Giorgio Brigati, si prova a cambiare rotta. “Siamo solo all’inizio – così Brigati spiega questa scelta – perché abbiamo intenzione di utilizzare le cooperative sociali per tutto quanto è possibile. Il periodo di sperimentazione è necessario per capire come funziona il meccanismo”. Questo perché il comune non solo non riesce a soddisfare le esigenze tecniche dei plessi cimiteriali, ma è indietro con le esumazioni. Ciò comporta attese lunghissime per la cittadinanza, impossibilità di liberare dei posti e perdite economiche per il comune per i mancati incassi legati alle nuove concessioni.

L’anno scorso – ricorda Brigati –  con tale sistema fu eseguita una bonifica dell’area circostante per sanare tutta una serie di situazioni che rischiavano di diventare pericolose. Tra un anno, alla fine del periodo sperimentale, si farà il bilancio di questa prova per poi procedere, se i risultati sono soddisfacenti, all’esternalizzazione di tutto quello che la normativa rende possibile. “Non mi interessa il mezzo purché sia lecito – ha concluso Brigati – noi vogliamo che un servizio così delicato torni ad essere decoroso.”