Interviene il coordinamento per il parco nazionale

Parco di Portofino: “Mountain Bike, divieto giusto in attesa dell’allargamento”

Dal coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino 

Negli ultimi tempi sta tenendo banco, anche su organi di stampa nazionali (Venerdì di Repubblica, per esempio), la vicenda legata ai fenomeni erosivi accertati dal Nucleo Carabinieri Forestali di Rapallo e prontamente comunicati agli Enti preposti (su tutti l’Ente Parco Regionale di Portofino) affinchè possano adottare i provvedimenti conseguenti. L’ente Parco, nella persona del suo Direttore, ha immediatamente revocato l’autorizzazione all’uso delle mountain bike, in ossequio alle indicazioni recepite dalla relazione del suddetto Nucleo Carabinieri Forestali.
Il nostro Coordinamento, che da sempre si batte per un uso eco sostenibile del Parco, subordinato alla più attenta tutela e conservazione del patrimonio naturalistico, compreso quello geologico, ritiene la misura adottata dal Direttore assolutamente doverosa e necessaria, stanti le evidenti criticità emerse dalla puntuale e precisa relazione dei Carabinieri Forestali.

Già il problema venne posto, nel gennaio di quest’anno, da una riflessione del dott. Costantini sull’utilizzazione turistico-ricreativa del bosco e sulla difesa del suolo, nella quale era stata portata ad esempio proprio la situazione creatasi nel parco di Portofino a seguito dell’uso di mountain bike sui suoi sentieri.

La relazione dei Carabinieri evidenzia, altresì, l’apertura di nuovi percorsi rispetto a quelli esistenti, proprio ad uso delle biciclette, ma anche una fruizione da parte degli escursionisti al di fuori dei sentieri tracciati, gli unici sui quali è consentito attraversare il parco. Di certo sembrerebbe che l’azione di controllo, prevenzione e repressione, così come quella di ripristino e recupero degli elementi naturali, sia stata, quanto meno, poco attenta e puntuale.

Ad aggravare il tutto, c’è da sottolineare che molte di queste azioni di degrado sono avvenute in zona ZSC (Zona Speciale di Conservazione), ossia in area di elevato pregio naturalistico ed ambientale, che, proprio per sua definizione, necessita di misure di tutela e conservazione ancora più restrittive di quelle da adottarsi in altre parti del parco e ove tutte le attività e le opere afferenti all’uso e alla costruzione dei percorsi per attività di mountain bike avrebbero dovuto essere vagliate attraverso una valutazione d’incidenza, come prescritto dalla normativa.

Di fronte a questo quadro, per nulla confortante, sia dal punto di vista ambientale che, non vogliamo dimenticarlo, sociale, visto che l’utilizzo è anche da parte di bambini – ai quali, per altro, dovrebbe essere insegnato un rispetto della natura, che va oltre all’utilizzo con mezzi non motorizzati – ci permettiamo di ricordare come la soluzione, da più parti proposta e da alcuni soggetti politici osteggiata, sia quella di un Parco nazionale di dimensioni adeguate alla sua prerogativa di soddisfare interessi nazionali. Ciò permetterebbe di trovare ambiti territoriali più idonei alla creazione di percorsi ciclabili fuori da quelle aree di maggior pregio e sensibilità, che, al contrario, necessitano di cure e attenzioni del tutto particolari. È del tutto evidente che su un’area parco di circa 1000 ettari, con zonazione diversa e con presenza di siti ZSC, diventa difficile, se non impossibile, permettere un ampio uso del territorio a tutti quei soggetti che ne manifestano interesse.

Riteniamo sia questa l’occasione, stante la denuncia dei Carabinieri Forestali, per porre un forte richiamo all’attenzione anche verso gli escursionisti che, in numero di decine di migliaia all’anno, percorrono i sentieri del parco nonché verso i plurimi eventi di racing con centinaia di partecipanti che appaiono – per la loro frequente ricorrenza – incompatibili con le esigenza di tutela della ZSC. Da quanto rilevato, numerose sono le zone di degrado generate dalla fuoruscita dai percorsi segnati. Evidentemente la passione per un contatto diretto con la natura fa dimenticare le basilari regole del corretto fruitore del territorio ovvero, viceversa, molti dimenticano che i comportamenti che normalmente vengono tenuti in parchi nazionali devono essere gli stessi applicati nel parco regionale.

Come Coordinamento chiediamo che vengano fatti rispettare in toto i regolamenti previsti dall’Ente Parco anche attraverso una maggiore presenza sul territorio. Soluzioni per le mountain bike potranno essere studiate quando sarà effettivamente istituito un ampio Parco nazionale. Da parte del Coordinamento ci sarà una costante azione affinché la vicenda del Parco nazionale possa volgere verso una conclusione che veda attori protagonisti quei comuni che hanno manifestato la volontà di aderire al Parco, rispondendo in maniera positiva alla proposta di area vasta presentata da ISPRA.