Gian Paolo Bregante, 74 anni, il comandante della marina mercantile in pensione che ieri ha ucciso la moglie Cristina Marini, 72 anni con un colpo di pisola alla nuca, è in carcere a Marassi. Dopo i carabinieri lo ha ascoltato il pubblico ministero Stefano Puppo che nelle prossime ore incaricherà un perito per eseguire l’autopsia sul corpo della donna. Ieri l’uomo, dopo avere sparato alla moglie ha chiamato a telefono il figlio Righel, 50 anni dicendogli di avere fatto una stupidaggine; quindi ha chiamato i carabinieri.
Ai militari Bregante ha detto che la moglie soffriva di esaurimenti, ma rifiutava di assumere le medicine prescritte; la donna riteneva di stare benissimo. Negli ultimi tempi, dopo 53 anni di matrimonio, la malattia aveva esasperato i rapporti tra i due. Ma nessuno sembra essersene accorto.
Testimone del delitto, una telecamera che ha ripreso le fasi dell’omicidio; il video è stato sequestrato come altri elementi utili alle indagini. La telecamera sarebbe stata installata dal figlio della coppia per assicurarsi che i genitori stessero bene o, forse, per sorvegliare anche i suoi bambini nei momenti in cui trascorrevano qualche ora dai nonni. Il video racconta di una lite tra i coniugi in cucina, poi l’uomo va in un’altra stanza ritorna con la calibro 38 regolarmente denunciata e spara alla moglie. Un colpo fatale.
Qualcuno ha ipotizzato che Bregante potesse avere bevuto e non essere in condizioni di lucidità. Ma gli amici hanno smentito che l’assassino bevesse; era considerato un uomo per bene. Un delitto che sembra maturato nella disperazione di vedere la moglie malata e contraria ad ogni cura ritenendosi sana. Situazioni comune a tante coppie. Probabilmente un colpo di pistola per porre fine alle sofferenze della donna. Sarà il dibattimento in tribunale a chiarire i tanti perché del gesto.
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