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Festival della comunicazione

Camogli: il cammino delle donne, tra speranze e delusioni. Anche a sinistra

Mirella Serri, Michela Ponzani, Festival della Comunicazione

Coltivare speranze, il tema del Festival della Comunicazione di quest’anno, nella storia ha significato anche progredire, andare avanti. Come hanno fatto le donne nell’Italia dal dopoguerra in poi. A Camogli oggi lo hanno raccontato Michela Ponzani e Mirella Ferri.

Non solo speranze però, anche delusioni. Subito dopo la seconda guerra mondiale e la Resistenza, alla quale le donne contribuirono molto, negli anni Cinquanta si assistette a un periodo buio per i diritti delle donne. “Carla Capponi, che decide di entrare nei gruppi di partigiani, è un simbolo delle donne combattenti a fianco degli uomini, con la pistole in pugno. Ma dopo, in quali ruoli apicali troviamo le donne nell’Italia Liberata? Possiamo ricordare solo Ada Gobetti, che diventa sindaco di Torino. Nessun ai vertici delle industrie e delle Università”, spiega Mirella Serri. La storia di Carla Capponi, di famiglia aristocratica, che l’8 settembre scappa di casa per combattere, è la stessa di tante donne che durante la lotta armata combattono e danno rifugio ai partigiani, portano messaggi, cibo e medicine. “Ma Carla Capponi, una volta eletta al Parlamento, deve scontare una serie di pregiudizi: è accolta da autorevoli esponenti della destra con insulti inequivocabili. Allora esisteva ancora lo ius correggendi da parte dell’uomo, la clausola di nubilato nei contratti di lavoro, la legittimità del tradimento dell’uomo nel matrimonio”, ricorda Michela Ponzani.

Nel 1961, quando nel Pci si discute se Nilde Jotti possa essere responsabile della Commissione femminile, i dirigenti sono restii: viene definita con epiteti offensivi, che criticano la sua personalità e mettono in dubbio le sue capacità, tanto che fu affiancata nell’incarico da uomini. Nel mondo comunista il concetto di famiglia è lo stesso di quello democristiano, cioè patriarcale. “L’antipatia non è motivata dal fatto che la Jotti non è sposata con Togliatti, ma dalle sue aspirazioni politiche: come donna è ritenuta inadatta – precisa Serri -. La Jotti avrà un importante ruolo politico solo oltre dieci anni dopo la morte di Togliatti”. Fu grazie alla Jotti che nella Costituzione il matrimonio non è definito indissolubile, cosa che permise di approvare la legge sul divorzio nel 1970. Poi negli anni Cinquanta furono Maria Federici e Teresa Noce, ex partigiane, a introdurre la tutela delle lavoratrici madri. Nonostante questi passi avanti, l’indipendenza e la libertà delle donne è ostacolata, anche a sinistra. “Questo si ritrova nelle storie private di Teresa Noce, moglie di Luigi Longo, e Maria Teresa Regard, compagna di Franco Calamandrei, entrambe poi protagoniste di drammatiche separazioni dai rispettivi uomini”, sottolinea Ponzani.

Se questo è l’atmosfera a sinistra, men che meno i diritti delle donne sono stati tenuti in conto dalla destra. “E stesso discorso vale per l’attuale destra oggi al governo, la cui cultura si richiama ancora al filosofo razzista e antifemminista Julius Evola, che riteneva che la donna servisse solo al coito e che nell’orgia si raggiungesse la massima libertà sessuale. I gruppi attuali di Casa Pound si rifanno a lui quando si radunano e gridano Sid Heil. Queste cosa sono oggi tra noi”, ammonisce Serri. “L’eversione nera in effetti compare come un ombra persistente nella storia repubblicana e che oggi torna allo scoperto tra i ragazzi della gioventù meloniana”, fa eco Ponzani, che conclude il suo intervento con un cenno alle recenti vicende dell’ex ministro Sangiuliano.