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Sestri: Sofia Pagano, a 16 anni sul palco con Scena Madre

Sofia Pagano è una ragazza di Sestri Levante che a soli sedici anni, dopo aver frequentato corsi adatti alla sua età, recita a fianco di attori professionisti all’interno della compagnia teatrale ScenaMadre, una realtà artistica attiva tra Chiavari, Lavagna e Sestri, che tiene laboratori per bambini, ragazzi e adulti e realizza spettacoli, sotto la direzione di Marta Abate e Michelangelo Frola, in Italia e talvolta anche all’estero. Sofia è una dei giovanissimi talenti in fase di formazione coinvolti in progetti teatrali, come lo spettacolo con cui si trova attualmente in tournée, Liberatutti, che offre una prospettiva non comune sullo sport, alternativa a quella che premia il successo ad ogni costo. Scopriamo insieme con Sofia come un giovane può entrare nel mondo del teatro, maturare sul palco e cimentarsi nell’arte complessa della recitazione.

Come ti sei avvicinata al mondo del teatro? “Sono cresciuta nel mondo della musica, avendo iniziato a suonare il pianoforte a circa 4 anni. Sui 12 anni fu il mio insegnante di piano a spronarmi ad avvicinarmi al teatro, perché ero molto estroversa, sapevo stare sul palco e comunicavo bene con il pubblico, per cui valeva la pena utilizzare queste mie caratteristiche nel mondo del teatro. Interruppi dunque l’attività musicale decisi di iscrivermi ad un corso di teatro consigliatomi da una parente. Fu così che conobbi Marta e Michelangelo di ScenaMadre”.

Qual è l’aspetto più bello della recitazione? “Sicuramente avere la possibilità di potermi esprimere, cosa non sempre scontata, e avere un posto sicuro dove sei accettato per te stesso, anche mettendo i panni di qualcun altro, senza essere giudicato”.

Che cosa hai imparato dai quando sei nella compagnia di ScenaMadre? “Ad avere un approccio diverso nelle cose, anche nei rapporti umani. Mi hadato una visione più profonda della realtà, spingendomi ad andare oltre le apparenze. Mi ha insegnato che una parola un’immagine, un video sono percepite da ognuno in modo diverso, perché ognuno ha la propria visione, prova sensazioni diverse e ricorda cose diverse, pur di fronte alla stessa esperienza”.

Ci sono anche altri giovani? “All’interno dei corsi siamo tutti ragazzi. I corsi sono rivolti ai bambini delle elementari , ai ragazzi delle medie, delle superiori e infine agli adulti. Nella compagnia gli attori sono tutti molto giovani, ci sono sia minorenni che maggiorenni. In ogni produzione sono coinvolti giovanissimi non professionisti”.
Com’è essere in tournée? “È forse la cosa più bella perché giriamo in tutta Italia e conosciamo posti, persone, usanze nuove. Ti dà la possibilità di viaggiare facendo una cosa che ti piace e ti fa stare bene. È molto bello”.

Che cos’è “Liberatutti”, lo spettacolo a cui partecipi? “È uno spettacolo frutto di un grande lavoro. Per arrivare alla forma che ha adesso abbiamo impiegato un anno abbondante. All’inizio volevamo mettere a confronto lo sport e il gioco, poi andando avanti ci siamo sullo sport, sulla visione odierna basata su un’altissima competitività, presente in tutti i campi della vita. Vi sono rappresentati quattro sportivi. Anche se ognuno può cogliere significati diversi, l’intento è di far riflettere su quanto questa competitività sia poco sana, sia nello sport che nel lavoro che a scuola, dove è richiesto sempre di eccellere e chi fatica ad emergere è visto come un fallito, mentre in realtà realizzarsi non dovrebbe essere così. È giusto avere obiettivi e ambizioni ma bisogna ricordarsi che questa necessità di vincere non è sana, perché più che vincere è gratificante sentirsi bene con ciò che si è e si fa”.

Che ruolo hai? “Interpreto una karateka all’interno di un gruppo di sportivi tra i quali non c’è un rapporto prestabilito e che affrontano un percorso terapeutico proprio perché hanno una visione dello sport “malata”. La terapia è per loro un’occasione per provare a riflettere su quanto la visione che hanno sia giusta. Questo processo li porterà a chiedersi perché si trovano lì, quali sono le loro necessità, cosa non ha funzionato nel loro approccio allo sport. “Liberatutti” non è una critica dello sport, ma della visione che basa tutto nella vita sulla competitività. L’obiettivo è fornire uno spunto di riflessione a chi ci guarda”.

Il prossimo lavoro a cui prenderai parte? “Stiamo lavorando su un nuovo progetto, che però per adesso è in fase di produzione. Quindi non abbiamo ancora qualcosa di chiaro e definito. L’idea sarebbe quella di trattare il tema della comunicazione intesa come il modo con cui giorno d’oggi ci rapportiamo con gli altriin un mondo sempre più veloce frenetico, nel quale i rapporti tendono a bruciarsi sempre più rapidamente”.

Da grande farai l’attrice? “Per adesso non mi sento ancora di dire né si né no. Ho ancora davanti a me tre anni di scuola, dopodiché penso di proseguire gli studi, ma non ho ancora chiaro che ramo prendere. Vedrò nel tempo a cosa avvicinarmi. È una decisione che non ho ancora preso”.

Foto n.1, 2, 3: di Fotografix Carpi

                  n.4: di Virginia La Monaca

                  n.5: di Roberto Bova