Cavoli a merenda

Politicante tracotante

In generale, il politicante nostrano, eletto o ri-eletto che sia, una volta occupata la poltrona, assume e incarna in sé la tipica immagine tracotante.

Ciò non può stupire, poiché certa radicata pseudo-cultura italiota abita l’individuo fin dallo svezzamento e lo predispone alla sindrome da piedestallo. Tra gli esempi vintage: il vigile urbano impersonato da Alberto Sordi nell’omonimo film del 1965 e il caporale nel film del 1955 con Totò.

Questo politicante, dimentico della propria mendicanza da consenso elettorale, tramuta, non appena eletto, l’artificiosa gentilezza in genuina sgarbatezza.

Estendendo l’immagine all’ambito quotidiano, non occorre particolare perspicacia per notare quanto l’ individuo medio tratteggi la propria vita come “una somma di pretese riuscite astuzie”, per citare  E. Canetti.

E, con l’idea di realizzare tali astuzie, quanto usi e abusi della tracotanza e, quando gli è possibile, del  “lei non sa chi sono io”.

E’ un tratto distintivo del politicante percepirsi, senza alcun realistico motivo, e manifestarsi come ubermensch, il superuomo che sa volere il meglio per sé, scomodando sia F. Nietzsche che T. Mann.

Una percezione che il politicante auto-alimenta nella furbesca consapevolezza di un elettorato ingenuo, smemorato, infantilmente convincibile.

A sintetizzare l’assunto, pare insistere una diretta proporzione tra la tracotanza di un soggetto e la sua inadeguatezza.

In specie nel politicante, ciò viepiù costituisce la prova provata dell’ incuranza e indifferenza nei confronti del cittadino-elettore.

In base a quanto sopra, si può ben comprendere e circostanziare l’affermazione di J. Baudrillard, “il potere é il luogo della stupidità”.

In conclusione, considerato che ogni ruolo elettivo è sorto originariamente come servizio pubblico, il politicante tracotante, già solo per la distanza che mette tra sé e il mondo circostante,  rappresenta il primo ingombrante paradosso di questa democrazia

Più informazioni