Cavoli a merenda

Ciak, si gira

Tutto ciò che viene gentilmente concesso dal potere istituzionale come libertà d’opinione, si colloca in realtà entro confini di pensiero rigorosamente prestabiliti e conformi.

Ne discende che ogni confronto pubblico tematico, ogni esposizione mediatica di versioni contrastanti, critiche verso il mainstream, è parente stretto del sistema, il cui inconfessabile obiettivo é abbindolare.

Detto fatto, opinioni avverse al mainstream, fuori dalla griglia del pensiero conforme, trovano scenografico accoglimento nell’alveo di certa espressione demo-liberalista. Analogamente, ogni prodotto umano, la cui espressione viene messa in pubblica vetrina, è conformato al fine di sostenere e rafforzare il sistema egemonico in atto.

Trattasi di un ciak, si gira! di una regia istituzionale che si impone come interlocutore autorevole e imparziale, nella misura in cui è riuscita ad azzerare insorgenze di classe e diversivi ideologici.

A ribadire il concetto, ogni pensiero ribelle, quando trova spazio mediatico, è legato a filo doppio alla Mater Matuta istituzionale, talché l’utilità di un serbatoio in cui allocare opinioni differenti si fonda sull’esigenza di un sistema che deve apparire libertario.

“Il gioco economico e mediatico della libertà come tipicità del potere”, citando liberamente M. Foucault, e la buona prassi di preservare le critiche funzionali & finzionali, sono il modus di un potere graniticamente coeso, in sostanza, nel credo-del-business & nelle porcherie consumistiche, per citare PP Pasolini.

In questo vaso di Pandora, sul cui fondo giace una “speranza quale mistificazione prodotta dal potere” (cit. M.Monicelli), è in libera uscita il demone della libertà contraffatta.

Da ciò si può desumere quanto il sistema “pone a base della propria longevità la  presenza di una platea dormiente, piuttosto che desta”, citando liberamente D. Bonhoeffer.

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