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San Fruttuoso: “Ossi di seppia, Mulas | Montale”, inaugurata la mostra

E’ sempre un’emozione giungere a San Fruttuoso via mare con l’Abbazia che si staglia sulla spiaggia, in questo periodo strapiena di bagnanti. Che, speriamo, colgano l’occasione per visitare la mostra “Ossi di seppia, Ugo Mulas | Eugenio Montale” inaugurata questa mattina in due spazi dell’Abbazia. L’allestimento, che rimarrà ospitato fino al 16 febbraio del 2025, succede a quello dello scorso anno con fotografie di Gianni Berengo Gardin, che ebbe gran successo, e fa parte di un filone che si intende sviluppare nel tempo dedicato ai grandi della fotografia italiana.

L’inaugurazione è stata aperta da Alessandro Capretti, property manager dell’Abbazia, che ha ringraziato quanti vi si sono, a vario titolo, dedicati. Il sindaco Giovanni Anelli ha sottolineato l’importanza dell’aspetto culturale, la preziosità di Camogli e del gioiello San Fruttuoso che con l’Abbazia curata dal Fai è importante e va sostenuto. Daniela Bruno, direttrice Culturale Fai, ha spiegato come l’operazione vada nella precisa direzione di cercare di fare in modo che San Fruttuoso sia visitata non solo per fare bagni; questa mostra di qualità, che potrebbe essere presentata in una grande città, ha anche questo scopo. Alberto Salvadori, direttore dell’Archivio Mulas ha sottolineato l’entusiasmo delle figlie dell’artista, che amava molto la poesia, di poter mostrare parte del progetto di Mulas su Montale. Infine Guido Risicato, curatore di questa mostra e di quella di Berengo Gardin, ha spiegato come non sia semplice proporre un allestimento ubicato in un monumento e che per questo si è scelta una metodologia lineare, ma con una forza incredibile.

L’Archivio Mulas ha anche donato alcuni libri alla biblioteca di Camogli, che ha appositamente creato un corner dedicato alla fotografia.

Tra i presenti Valentina Mulas, figlia dell’artista; la assessore Emanuela Caneva; il presidente del Consiglio comunale Paolo Terrile; Farida Simonetti, presidente Fai Liguria; Gesine Doria Pamphilj la cui famiglia nel 1983 donò l’Abbazia al Fai.

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Dall’ufficio stampa del Fai – Fondo Ambiente italiano

Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano presenta Ossi di seppia

Ugo Mulas

Eugenio Montale

a cura di Guido Risicato e Archivio Ugo Mulas

dal 18 luglio 2024 al 16 febbraio 2025

Abbazia di San Fruttuoso, Camogli (GE)

“[..] sballottati come un osso di seppia dalle ondate, svanire a poco a poco, diventare un albero rugoso o una pietra levigata dal mare, nei colori fondersi dei tramonti, sparir.” Ossi di seppia, Eugenio Montale

Dal 18 luglio 2024 al 16 febbraio 2025 il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS, in collaborazione con l’Archivio Ugo Mulas, ospita, presso l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli (GE), la mostra Ossi di Seppia.  Ugo Mulas, Eugenio Montale, un intenso e suggestivo dialogo tra due linguaggi artistici, la fotografia e la poesia, e tra due grandi maestri della cultura italiana, Ugo Mulas e Eugenio Montale, che verte sulla stessa materia: l’impressione e il concetto del paesaggio ligure.

A cura di Guido Risicato e Archivio Ugo Mulas, la mostra, allestita in diversi ambienti dell’Abbazia, presenta venticinque fotografie in bianco e nero scattate da Ugo Mulas nel 1962 a Monterosso, nelle Cinque Terre, luogo dove Eugenio Montale ha trascorso la sua infanzia e che ha ispirato il poeta nella composizione della raccolta Ossi di Seppia.

Le foto esprimono, in maniera concettuale, il paesaggio descritto dal poeta in quel che egli stesso definiva il periodo del “proto-Montale”, ovvero il 1925 quando egli pubblicò una delle sue prime raccolte, Ossi di seppia appunto, dove la sua lingua, aspra e pietrosa, già mostrava il lato oscuro della condizione umana. Affascinato da sempre da quei versi, Ugo Mulas decide di illustrare per una rivista la Raccolta e si reca a Monterosso con l’intento di rendere su lastra quel sentimento, insieme di assoluto e di profonda solitudine, rappresentato dal mare, dal sole e dalle rocce. “Più che queste foto di documento che possono anche essere interessanti, quello che conta rendere, è il clima generale del luogo, cioè trovare quegli elementi generici, non specifici, che continuamente ritornano, come un leit-motiv in tutto il libro” scrive Ugo Mulas in merito al suo reportage. Il risultato è un’opera fotografica caratterizzata dalla scelta d’insoliti punti di vista e da un intenso lirismo completamente aderente all’opera del poeta, dove la parola trova una perfetta corrispondenza con l’immagine. Per Stefano Verdino, docente di letteratura italiana all’Università di Genova, “le qualità sia dell’inquadratura sia della luce di questi scatti hanno un che di perentorio, che calza mirabilmente non in termini illustrativi ma di sintonia espressiva con il verso sempre nitido e tagliente di questo primo Montale”.

Dopo la mostra, nel 2023, delle fotografie di Gianni Berengo Gardin dedicate al borgo di San Fruttuoso, il FAI accoglie una seconda iniziativa intitolata alla fotografia d’autore, mettendo in mostra gli scatti di un altro grande Maestro, anch’essi dedicati a questo tratto del paesaggio ligure. L’intenzione della Fondazione è offrire l’occasione di conoscere questo speciale lavoro di Ugo Mulas, che si articola nel suggestivo dialogo con le poesie di Eugenio Montale, ma anche di invitare il pubblico, attraverso queste visioni artistiche, a osservare con attenzione il paesaggio, a scoprirlo e conoscerlo in profondità e nei dettagli, per scoprirne il valore e il significato, la storia e lo spirito, che vanno oltre la bellezza da cartolina per cui è rinomato nel mondo. Anche in ciò il FAI persegue la sua missione, educando alla conoscenza dei luoghi come primo e fondamentale passo per promuovere, presso i cittadini di oggi e di domani, una cultura della tutela e del rispetto del patrimonio.

La mostra è patrocinata dal Comune di Camogli.

IL FAI ringrazia la Famiglia Montale e la Casa Editrice Mondadori S.p.A. Milano per avere concesso a titolo gratuito il permesso di riprodurre, nell’allestimento della mostra e nei materiali divulgativi, alcune liriche tratte da “Ossi di Seppia” di Eugenio Montale.

Il FAI ringrazia i Trasporti Marittimi Golfo Paradiso.

Ugo Mulas nasce a Pozzolengo (BS) nel 1928. Dopo il liceo classico si trasferisce a Milano, nel 1948, per intraprendere gli studi in Giurisprudenza che non terminerà. All’inizio degli anni Cinquanta frequenta il bar Jamaica, luogo di ritrovo di intellettuali e artisti. Milano nel dopoguerra, la sua periferia, il bar Jamaica e le sale d’aspetto della Stazione Centrale sono i soggetti delle prime fotografie dell’autore che verranno pubblicate nel 1955. Sarà la Biennale di Venezia del 1954 a segnare l’inizio della sua carriera di fotografo. In occasione di una tournée a Mosca con il Piccolo Teatro di Milano, realizza nel 1960 un reportage indipendente sulla Russia. La collaborazione con Giorgio Strehler lo porterà poi a elaborare una particolare modalità di documentazione della scena teatrale. Nel 1962, oltre alla produzione di “Ossi di seppia”, documenta il quinto Festival dei Due Mondi di Spoleto e qui incontra David Smith e Alexander Calder con i quali collaborerà in seguito per la realizzazione di servizi di moda. A fine anni Sessanta segue le manifestazioni artistiche più importanti: a Foligno “Lo spazio dell’immagine”, le contestazioni del 1968 alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia e a Kassel per “Documenta”. Negli anni Settanta intensifica la ricerca per le “Verifiche”: un insieme formato da quattordici opere, strutturato in immagini e testi; un lavoro volto a definire la materia fotografica e i suoi codici tecnici, linguistici e etici. Nel 1972 cura, con l’amico e storico dell’arte Arturo Carlo Quintavalle, una mostra sulla sua opera. Muore a Milano nella sua casa studio il 2 marzo 1973. Nel maggio dello stesso anno si inaugura a Parma, al Palazzo della Pilotta, la prima retrospettiva a lui dedicata dal titolo Ugo Mulas. Immagini e testi. Nello stesso anno Einaudi pubblica “La fotografia”, volume in cui Ugo Mulas consegna gli strumenti fondamentali per la comprensione della sua opera.

Abbazia di san Fruttuoso, Camogli (GE)
Tel. 0185 772703 – fai.sanfruttuoso@fondoambiente.it

Orari da luglio a metà settembre tutti i giorni, dalle 10.00 alle 17.45, seconda metà di settembre tutti i giorni dalle 10.00 alle 16.45, ottobre tutti i giorni dalle 10.00 alle 15.45, novembre, dicembre, gennaio e febbraio tutti i giorni tranne i lunedì non festivi dalle 10.00 alle 15.45. Ultimo ingresso 45 minuti prima dell’orario di chiusura. In caso di condizioni meteo marine avverse e sospensione servizio battelli da Camogli, l’Abbazia resterà chiusa alle visite.

Maggiori info https://fondoambiente.it/luoghi/abbazia-di-san-fruttuoso/visita

Biglietti: Intero € 9; Ridotto (bambini 6-18 anni) € 5; Famiglia (2 adulti e figli 6/18 anni) € 24; Iscritti FAI e National Trust gratuito; Studenti universitari (fino ai 25 anni) € 5.

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Con questa mostra il FAI vi invita a riflettere sulla natura e sul valore del paesaggio. Il paesaggio non è un panorama, non è una cartolina. Non è piatto, ma è profondo, e significativo. È storico, è umano, è espressivo: tanto che insegna, e talvolta perfino commuove. Bisogna guardarlo con attenzione però, soffermandosi con calma e sui dettagli, osservando con gli occhi per capire con la testa e sentire con il cuore. Solo così se ne coglieranno le espressioni più autentiche e originali, che non sempre coincidono con la bellezza, ma piuttosto, talvolta, con i contrasti, le asprezze, le luci e le ombre.

Il bianco e nero delle fotografie di Ugo Mulas esprime a perfezione il carattere di questo paesaggio ligure. I suoi scatti non vogliono documentare o descrivere, ma riflettere il senso di questo luogo distillandone il concetto, l’idea assoluta, la verità. Per farci riflettere, per permettere anche a noi di coglierne l’anima, che non emerge mai a un primo sguardo, perché richiede concentrazione, tempo, sensibilità e conoscenza; ma così, una volta colta, resta in noi indelebile.

In maniera del tutto parallela, ma con un altro strumento espressivo, cioè la poesia, Eugenio Montale fa la stessa identica cosa. Ci restituisce nei suoi versi non una descrizione, ma il senso profondo di questo paesaggio a lui tanto caro, noto e sentito. È una stessa impressione, quella che si ricava dalle fotografie e dalle poesie, ovvero dal lavoro dei due artisti messi “faccia a faccia” in questa mostra, come Montale e l’upupa in uno degli scatti più iconici di questa serie. Un dialogo da loro stessi ricercato. Ugo Mulas, del resto, amava ritrarre gli artisti all’opera (da Fontana a Calder, da De Chirico a Totò), non solo come tributo di ammirazione, ma per mettersi in confronto con loro, riconoscendo un’identità di interessi, di visione della realtà, di attitudine artistica. La sua era arte, come la loro, aldilà dei linguaggi e delle tecniche.

Godetevi la visita e la mostra, e siamo certi che al termine del percorso, se avrete raccolto l’invito a guardare con attenzione, soffermandovi con calma e sui dettagli, osservando con gli occhi per capire con la testa e sentire con il cuore, il paesaggio fuori dalle finestre dell’Abbazia vi apparirà diverso: avrà una profondità e un significato diversi. Attraverso gli sguardi e le visioni di Ugo Mulas e di Eugenio Montale, avrete colto anche voi qualcosa di più del suo spirito autentico. È questo, del resto, lo scopo, e anche l’effetto, che hanno cultura e arte: cambiare la nostra visione, e così i nostri pensieri. Cambiare noi stessi.

Daniela Bruno – Direttrice Culturale FAI