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Lavagna: la fotografia di Silvana Fico, tra pittura e cinema

Silvana Fico è una giovane artista lavagnese di 27 anni, cresciuta a contatto con l’arte – pittura e musica fanno parte del suo mondo fin da bambina) che da adulta ha scelto la fotografia come lavoro. Dopo gli studi, naturali per il suo background, al liceo artistico Luzzati di Chiavari, Silvana ha frequentato a Milano alla scuola Bauer il corso “Fotografia e nuovi media nel 2017-2018 e poi nel 2022 a Genova un corso di videomaking. A maggio di quest’anno ha portato a Sestri Levante, durante il Riviera Film Festival il suo primo progetto artistico che prevede una mostra fotografica con possibilità di fare esperienza di avvicinamento all’arte terapia e bagno di suono, in collaborazione con Luca Ferroggiaro. L’inaugurazione prevede anche una performance artistica che unisce diverse arti: pittura , musica e acrobatica. Il progetto ha il nome di “Erebografia”, un neologismo che unisce due termini greci “erebo” tenebre e “grafia” scrittura. Per Fico il Riff è stata una partenza ideale poiché Erebografia si può definire un avvicinamento al cinema per la sua varietà di arti e per la passione di Silvana di vivere il cinema sempre più affine alla passione del maestro Michelangelo Antonioni. Marito di sua zia Enrica Fico. Il progetto sarà riproposto a breve in collaborazione con il comune di Lavagna per il Festivart, inaugurando la mostra con la performance lunedì 22 luglio presso la Torre del Borgo alle 21.30.

Tra le diverse forme d’arte che hai sperimentato perché hai scelto la fotografia come lavoro? “Penso di avere una qualità in più per quanto riguarda l’indagine dell’immagine, quindi l’arte visiva, concepita come forma e colore. Inoltre fare la fotagrafa e la filmmaker è per me uno stile di vita: la fotografia è un pretesto per viaggiare, conoscere posti e persone nuove, lavorare in gruppo o da soli, a casa o fuori, in collaborazione con altri o in maniera indipendente quindi mantenere una modalità flessibile e unire diversi ambienti e godere la musica, la danza quando, per esempio, fotografo stage di danza o performance ai concerti. La fotografia, oltre ad essere la mia prima passione, è un mezzo per apprezzare tutte le altre arti.

Qual è il principale vantaggio di poter combinare lavoro e passione? “Mi sento libera di vivere la vita a piena, di potermi esprimere, di immergermi in emozioni forti. Non potrei fare diversamente, non mi rispetterei se non facessi questo, non sarei solare e vitale come sono. Con la mia arte vorrei proprio portare libertà di espressione”.

Che cosa significa per te fotografare? “Col tempo fotografare è diventata un’indagine personale attraverso il colore e la forma e anche attraverso l’interazione con le persone e i luoghi: mi piace lavorare sui ritratti, integrandoli in un luogo e sperimentare con i colori e le forme dando un’interpretazione personale. Non è solo lavoro ma una percorso di crescita personale che va di pari passo con la mia crescita artistica. L’immagine è uno dei mezzi più forti per poter indagare sulla realtà e riflettere sui concetti umani e della natura”.

Da quanto fai fotografia? “Il punto di inizio è stato un corso base tenutosi a Chiavari al Dlf quando ho frequentato la quinta liceo, che era sia tecnico sia improntato sul valore dell’immagine e sulla possibilità di distaccarsi dalle regole. La fotografia per me è arrivata dopo la pittura, la prima arte visiva che ho sperimentato e a cui ancora adesso accedo, integrandola con la fotografia”.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? “Più che alla fotografia paesaggistica e naturalistica, sono portata per il reportage e la ritrattistica perché mi piace molto l’uomo, così come integrarlo nell’ambiente circostante. Con la fotografia cerco di cogliere le imperfezioni, cerco di avere un occhio originale, di vedere qualcosa di bello ma anche scomodo. Mi piace fotografare in particolare i ragazzi, perché vedo di base la donna più bella, mentre dell’uomo voglio capire, trovare qualcosa di nuovo, specie di fronte a soggetti che non conosco”.

Spiega la tua tecnica. “Premettendo che per me la tecnica è semplicemente un mezzo per poter sviluppare l’immagine, non è la priorità, che è invece è l’interazione con il soggetto e un luogo, la mia tecnica sta proprio nella qualità dell’osservazione della realtà, che grazie alla macchina fotografica è più fine e particolareggiata di quella fornita dall’occhio nudo. La tecnica diventa allora guardare i diversi punti di vista, sperimentare, notare l’effetto dei colori. È un’interazione con la realtà”.

Prima del progetto che hai portato al Riviera Film Festival avevi già realizzato qualcos’altro? “Quello presentato lo scorso maggio è il mio primo progetto completo. In precedenza ho partecipato a mostre collettive e ho provato a sperimentare fotografie astratte, in cui è emerso il richiamo alla pittura. Con un collettivo di Roma ho esposto in palazzi storici (Palazzo Velli, Stadio di Domiziano, ex ospedale Forlanini) parte del mio lavoro sui quattro elementi: ho portato dieci fotografie legate a ogni elemento cambiando i colori dell’immagine con un gioco sulle linee di esposizione. Erano eventi completi, con ascolto di musica elettronica e festa. E quello che propongo io con la performance per il vernissage della mostra è qualcosa di simile, un’esperienza. Sicuramente Roma mi ha in questo senso influenzato. Ho esposto queste fotografie anche a Chiavari, al bar La Vermuteria e alla Cereria.

Che cos’è l’Erebografia? “È un neologismo che unisce due termini greci: erebo, tenebre, e grafia, scrittura. Ho creato questo termine in opposizione a “fotografia”,  scrivere con la luce, perché il mio intento è quello di lavorare sulla nostra parte oscura: infatti il cuore del progetto prevede una serie di ritratti che hanno una parte in ombra e una in luce e in cui la parte in ombra viene portata un po’ in luce giocando sul negativo. Erebografia significa dare valore alla nostra parte in ombra per portarla in luce. Ai tempi d’oggi, che ci vogliono sempre produttivi, non è così scontato poter accettare la nostra vulnerabilità e fragilità”.

Hai già in mente nuove idee future? “Un nuovo progetto legato ai precedenti, tra cui un cortometraggio realizzato poco dopo il Covid, che indagherà ancora di più gli elementi naturali. Il progetto include un film sull’interazione tra l’uomo e un elemento. È quello che voglio esplorare e comunicare. Il mio obiettivo artistico e di vita”.