Politica

Chiavari: “Regione, legislatura finita, verso le elezioni”

Da Luca Garibaldi consigliere e capogruppo del Partito Democratico in Regione Liguria

Ciao,

la newsletter sta assumendo una cadenza “singhiozzante”, e me ne scuso, ma l’agenda della politica ligure da qualche mese vive giorno per giorno, legata alle vicende giudiziarie che hanno investito la Giunta Regionale, determinandone politicamente la fine. Sono passati 62 giorni dall’arresto del Presidente della Regione Giovanni Toti. Oggi il Tribunale del Riesame ha confermato che Toti dovrà rimanere agli arresti domiciliari. Secondo i giudici, rimane la pericolosità, perché come nel passato ha adottato condotte corruttive – contributi in cambio di “favori” – così questa pratica può essere applicata anche in futuro. Toti per difendersi ha sostenuto di aver capito solo dopo l’inchiesta che alcuni comportamenti potevano sembrare illeciti, che li ha fatti in buona fede e li rivendica, ma che non li farà più, se verrà liberato e potrà tornare a fare il Presidente della Regione. Con la situazione di un Presidente che per tornare a fare Presidente ha dichiarato di astenersi dalle decisioni che coinvolgono interessi privati dei suoi finanziatori o potenziali tali. Rimane agli arresti, e potrà solo colloquiare – caso per caso, deciso dal giudice – solo per parlare di politica, e non di amministrazione, perché in quel caso c’è il rischio che si reiterino condotte corruttive. Sembra il gatto di Schrödinger. Non può uscire perché non potrebbe fare il presidente, ma resta a casa da presidente, a condizione che non lo faccia.

Da 62 giorni la legislatura è politicamente finita ed è ostaggio dei percorsi giudiziari di Toti. Una situazione surreale e insostenibile per il destino della nostra regione che non può rimanere appesa al destino personale di una sola persona. L’unica strada sono le dimissioni e il voto, al più presto.

AL LAVORO PER L’ALTERNATIVA. IL PRIMO TAVOLO DI CONFRONTO SULLA SANITÀ
Ora tocca a noi costruire l’alternativa. In questo senso ha grande valore il primo momento di confronto tematico sulla sanità che si è attivato tra PD, Movimento Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Lista Sansa e Linea Condivisa. Lunedì scorso si è tenuto il primo momento di confronto sulla politica sanitaria regionale, materia su cui è più evidente e chiaro il fallimento del centrodestra. L’incontro ha voluto approfondire i temi centrali della sanità pubblica ligure, dal fallimento di ALISA e della programmazione regionale, dalle liste d’attesa in crescita, alle migliaia di persone che sono state costrette a rinunciare alle cure, dalle carenze di personale alle difficoltà degli operatori, passando per l’impoverimento della sanità territoriale, oltre che alla mancata capacità di gestire il PNRR.

Su questo tema si è condivisa la volontà di coinvolgere i territori, con un dialogo aperto con istituzioni, enti locali, forze politiche, associazioni, sindacati e comitati. In quella sede abbiamo  convenuto di avviare un percorso immediato e collegiale di carattere tematico e politico in merito alle emergenze di questa regione e alla necessità di discutere e lavorare sui temi, nell’ottica della costruzione di una proposta alternativa di governo urgente e necessaria.

IL CONSIGLIO STRAORDINARIO SULLA SANITÀ. LE NOSTRE PROPOSTE PER L’ALTERNATIVA. In vista del Consiglio Regionale sulla sanità di martedì scorso, come gruppi consiliari abbiamo deciso di presentare un documento di tutte le minoranze – una piattaforma comune alternativa rispetto al fallimento della destra in materia di sanità. Fallimento dato dai numeri di questi anni: è costante il calo del personale sanitario, con dati superiori alla media nazionale, così come invece la mobilità passiva, che si attesta ad oltre 70 milioni di euro, e il disavanzo strutturale dei conti economici della sanità esplode senza che a questo corrisponda un miglioramento dei servizi. Per quanto riguarda il personale, in Liguria nel 2025, mancheranno circa 853 specialisti, con picchi evidenti in Medicina d’Urgenza, Anestesia e Rianimazione e Pediatria. Anche per quanto riguarda l’edilizia sanitaria, in dieci anni non è stato realizzato alcun nuovo ospedale, così come fallimentare è stato il recupero delle liste d’attesa, con oltre 100 milioni di euro destinati ai privati, senza aver mai rafforzato le strutture pubbliche.

Tra il personale sanitario e socio sanitario le condizioni sono difficilissime, con l’aumento dei fenomeni di aggressione e violenza nei loro confronti e con una generale condizione di stress lavorativo e burnout, derivante dalla carenza strutturale degli organici. Anche i territori soffrono di desertificazione sanitaria, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri, dove sono maggiori le problematiche per la carenza di Medici di Medicina Generale e di Pediatri di Libera Scelta, il cui ricambio generazionale avviene con estrema difficoltà.

La governance di ALISA ha fallito: un carrozzone da 160 milioni di euro l’anno (nel 2024 la Regione ha stanziato ancora 20 milioni di euro in più) a fronte del fatto che da due anni siamo in una situazione di disavanzo, il cui ripiano è stato fatto tagliando i servizi per   35 milioni di euro per il disavanzo 2022 e 67 milioni di euro per quello del  2023. Nel primo trimestre del 2024, la tendenza è peggiorata di oltre 60%, con una proiezione a fine 2024 di 229 milioni di euro, a fronte dei 140 dell’anno precedente, e con la certezza che il recupero di risorse verrà attuato riducendo i servizi e comprimendo costi e attività, con effetti ancora più forti, visto che le iniziative andranno operate nell’arco di metà anno. A tutto ciò si aggiunga il fatto che l’autonomia differenziata delle regioni, proposta dal Governo, comporterà un aumento esponenziale delle disuguaglianze anche in campo sanitario, con effetti negativi per la Liguria, alla luce degli indicatori socio economici e della vicinanza a sistemi sanitari regionali più attrattivi già ora, e ancora di più se si potranno offrire a professionisti contratti integrativi di carattere regionali o sistemi assicurativi integrativi. Per questo abbiamo individuato 10 punti alternativi su cui ricostruire la sanità pubblica regionale (la destra ha votato contro, ma ormai non fanno più testo, difendono l’indifendibile pur di non andare a casa).

Eccoli, nel dettaglio:

ABOLIZIONE DI ALISA, NUOVA GOVERNANCE, PARTECIPAZIONE. Occorre superare l’ormai pletorica organizzazione della governance regionale in materia sanitaria, a partire dall’abolizione dell’Azienda Ligure Sanitaria, delle Cabine di regia, in modo da ricondurre, come avviene in altre Regioni, la titolarità delle iniziative di programmazione in capo al Dipartimento Salute, con la possibilità di liberare risorse e personale a disposizione di Regione Liguria, Aziende Sanitarie e Ospedaliere e IRCSS. Nella riforma della governance, va restituita maggiore capacità di decisione ai Comuni e delle comunità – tramite le Conferenze dei Sindaci e ad altre forme di democrazia sanitaria, in quanto negli ultimi anni le istituzioni locali e la cittadinanza sono state marginalizzate nei processi decisionali, anche per quanto riguarda l’attuazione del PNRR.

INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA, CO-PROGETTAZIONE E CO-PROGRAMMAZIONE – UN NUOVO PIANO SOCIALE- SANITARIO INTEGRATO. Con l’abolizione di ALISA e la contestuale revisione del modello di governance, occorre procedere al superamento della divisione tra il Piano Socio Sanitario Regionale e il Piano Sociale Integrato Regionale, con la definizione di un nuovo Piano Sociale-Sanitario Integrato, per rafforzare sempre di più l’integrazione sociosanitaria, favorire i percorsi di presa in carico e di assistenza, integrare le figure sociali/sanitarie di comunità, rispondere ai bisogni complessivi della persona. A tal fine, occorrerà rendere sistematico, nel nuovo protagonismo dei Distretti, il concorso degli enti del Terzo Settore nella co-programmazione e co-progettazione, istituzionalizzando, anche su basi territoriali, forme di collaborazione con sindacati, associazioni di categoria, di pazienti e di volontariato.

UNIVERSALITÀ DEL SERVIZIO SANITARIO: All’interno della nuova programmazione va ribadito in maniera prioritaria il fatto che il servizio sanitario regionale deve tornare ad essere un servizio universale, accessibile per ciascuna persona presente sul territorio regionale, nel rispetto dell’art 32 della Costituzione. Ogni azione della Regione deve esser orientata al fine di rimuovere gli elementi di disuguaglianza di salute e di cura – in particolare nelle aree interne e meno popolate, ma anche nelle “ali” della regione -, con azioni specifiche e iniziative  che garantiscano il rispetto su tutto il territorio dei Livelli Essenziali di Assistenza, a partire da una azione straordinaria rivolta ai soggetti che rinunciano alle cure, dalla cronicità per arrivare alla presa in carico delle marginalità e degli invisibili, come le cure primarie per i senza fissa dimora, per la quale va applicata pienamente la normativa regionale. Attenzione maggiore va destinata alla salute in carcere, con un rafforzamento dei servizi, a partire dall’applicazione delle linee guida nazionali in materia.

CENTRALITÀ DELLA PREVENZIONE. Riconoscere centralità nella programmazione e nel finanziamento della prevenzione in tutte le sue accezioni e articolazioni, con misure dedicate, investendo con il continuo potenziamento delle risorse umane ed economiche negli ambiti della prevenzione collettiva della salute umana, animale e ambientale. Particolare priorità va data alla sicurezza sui luoghi di lavoro. In tal senso è fondamentale il rafforzamento degli PSAL, a partire da un piano assunzionale dedicato, con l’aumento delle iniziative anche per lo stress-lavoro correlato e il benessere degli operatori, dando completa applicazione a quanto previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza, assicurando un collegamento più forte con l’assistenza distrettuale e la medicina territoriale, Un maggiore investimento va dato alla Medicina d’iniziativa che si occupa della prima che le patologie insorgano o si aggravino. In tal senso occorre rafforzare le iniziative collegate agli screening, ai piani di prevenzione primaria, a partire dalle scuole, dai luoghi dello sport e della socialità, anche per quanto riguarda i corretti stili di vita e l’emergere dei disturbi alimentari. Centrale, per quanto riguarda la salute pubblica, il rafforzamento delle iniziative di prevenzione collegate all’emergere di nuovi fenomeni pandemici, così come la misure legate alle vaccinazioni, a partire dall’età pediatrica.

PRIORITÀ AI SERVIZI TERRITORIALI E DI PROSSIMITÀ. Nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale è fondamentale promuovere – con investimenti e personale – un sistema capillare di Medicina del territorio, per riportare ad unità i servizi territoriali, per garantire prossimità alla persona e alla comunità, ricomporre la continuità tra prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, in una logica di rete adatta ad ogni contesto – costituita con il protagonismo attivo degli enti locali e dei professionisti, con modalità adatte anche alla profonda differenziazione demografica e di bisogni di popolazione del territorio. In questo senso, va invertita la tendenza attuale e sostenere la Continuità Assistenziale e dare maggiore ruolo e protagonismo, accanto alle Farmacie dei Servizi, ai Medici di Medicina Generali e ai Pediatri e ai PLS, anche con soluzioni adatte a favorire l’alleggerimento di carattere amministrativo a loro carico e con incentivi per l’insediamento in aree a rischio desertificazione sanitaria. In questo senso occorre dare reale attuazione al ruolo dei Medici, dei pediatri e delle altre figure sanitarie e socio sanitarie nelle nuove Case di Comunità, con un confronto più attivo con Distretti e il territorio. I servizi territoriali svolgono un ruolo fondamentale anche al fine di “alleviare” la pressione sui Pronto Soccorso, in grande difficoltà di personale: per questo è necessario promuovere una ulteriore misura di filtro, con la promozione dei CAU – Centri di Assistenza e Urgenza –  strutture territoriali destinate alla gestione delle urgenze sanitarie a bassa complessità clinico assistenziale che garantiscono, oltre alle prestazioni erogate dalla Continuità Assistenziale, prestazioni non complesse attualmente erogate nei Punti di Primo Intervento e nei Pronto Soccorso.

GOVERNO LISTE D’ATTESA E QUALITÀ DELLE PRESTAZIONI. Per superare l’attuale vigente Piano Restart di Regione Liguria, che non interviene sulle cause strutturali delle liste d’attesa, dando priorità esclusiva all’acquisto indiscriminato di prestazioni da erogatori privati, è necessario adottare un nuovo Piano Regionale di Governo delle Liste d’Attesa, superando l’attuale regime di equivalenza/competizione tra gli erogatori pubblici e privati convenzionati, che penalizza il pubblico. Occorre una reale programmazione pubblica regionale secondo i bisogni di salute della popolazione, individuati assieme agli studi di carattere epidemiologico, assenti da un decennio, sostenendo soluzioni di migliore utilizzo degli attuale erogatori pubblici per ridurre i tempi delle liste d’attesa, e prevedere risorse per assunzioni dedicate a tal fine. Accanto a ciò la programmazione regionale deve effettuare ricognizione delle capacita/qualità delle prestazioni erogate dalle strutture contrattualizzate, nella logica dell’integrazione e della trasparenza.

EMERGENZA PERSONALE: FORMAZIONE E PROTAGONISMO DEGLI OPERATORI I nuovi atti di programmazione sanitaria, sociosanitaria e sociale dovranno prevedere, per la durata della sua vigenza, un Piano dei fabbisogni del Personale, ad oggi assente nell’attuale PSR. Una carenza che, assieme ai vincoli per l’assunzioni e i ritardi, rende la politica per il personale frammentaria, disomogenea su base territoriale e aziendale, obbligandola ad operare in condizioni di emergenza e di deroga. Particolare attenzione dovrà essere destinata al settore dei servizi non sanitari, agli appalti, anche per quanto riguarda le condizioni di lavoro. I ritardi gestionali da parte di ALISA hanno ulteriormente complicato in generale il quadro delle assunzioni e dei concorsi. Accanto ai fabbisogni – e al rinnovo dei contratti nazionali e al necessario aumento del riconoscimento economico, da definire su base nazionale – occorre rafforzare i canali di formazione degli operatori sanitari e socio sanitari, dall’orientamento ai corsi di laurea, alla specializzazione, alla formazione dei medici, con investimenti mirati e defiscalizzazioni per “trattenere” e “incentivare” i percorsi formativi, con un confronto sempre più stretto tra Università e SSR.

ANZIANI, NON AUTOSUFFICIENZA, DISABILITÀ E RUOLO DEI CAREGIVER. Nella regione più anziana d’Italia, prioritaria è la costruzione di modelli, anche in forma sperimentale, che vadano nella direzione della presa in carico della popolazione fragile, non autosufficiente o con disabilità. Occorre dare completa attuazione ai principi della Riforma per la non autosufficienza, con una progressiva implementazione dei servizi di assistenza domiciliare, anche con l’utilizzo della telemedicina, con misure specifiche per le aree interne e le zone periferiche, ove maggiore è il rischio di esclusione sociale e isolamento. Accanto a ciò, è necessaria una riqualificazione e sostegno delle strutture residenziali, attivandosi per uno sblocco dei posti convenzionati, fermi al 2014, per rispondere alla crescenti esigenze dei nuclei familiari con persone non autosufficienti o con disabilità. In forma sperimentale, va attivato uno strumento di sostegno ai caregiver (oltre 200mila in Liguria), con una iniziativa legislativa regionale che consenta di dare supporto psicologico, economico e formativo a chi si prende cura, individuando aree e tipologie di soggetti a maggiore rischio.

SALUTE MENTALE, NEUROPSICHIATRIA INFANTILE E MALATTIE RARE. L’emergente tema della salute mentale è prioritario estendere, per metodologia e contenuti, l’esperienza del Patto per la Salute Mentale in ogni ASL, al fine di attivare percorsi, relazioni. Occorre dare piena attuazione alla nuova figura dello Psicologo territoriale, inserito nelle case di Comunità, attivandolo già in ogni distretto. È necessario rivisitare filiere residenziali, con investimenti mirati su servizi e strutture “leggere” rivolte a persone con disabilità psichiatriche e famiglie. Per quanto riguarda la psichiatria, va istituito, all’interno della nuova programmazione, l’Osservatorio sulle Malattie Psichiatriche, assieme ad una nuova strategia di rete per psichiatria di età precoce (12-24) con strutture anche d’urgenza e di ricovero. Occorre risolvere in maniera strutturale, come non accaduto in questi anni, il tema delle liste d’attesa per la neuropsichiatria infantile: occorre una task force regionale, per una presa in carico condivisa e omogenea sul territorio regionale, evitare interventi standardizzati e “pacchetti” di prestazioni, con investimenti economici e di personale. Occorre altresì, riattivare il Piano Nazionale delle Malattie Rare, con sportelli dedicati che consentano l’attivazione di centri di riferimenti territoriali.

CONSULTORI E MEDICINA DI GENERE I consultori devono essere riaffermati come spazio pubblico in grado di sviluppare servizi rivolti al singolo, alla coppia, alle famiglie, alle comunità, in una logica di presidio socio-sanitario territoriale. Non va applicata la facoltà di avere la presenza di associazioni pro-life all’interno di tali spazi, come previsto da una norma nazionale, ma invece va promossa sempre più la presenza di operatori qualificati e occorre garantire omogeneità nei servizi resi, non solo per l’ambito sanitario (contraccezione e consulenza preconcezionale, diagnosi precoce dei tumori femminili e dell’endometriosi, gravidanza e nascita, allattamento, interruzione volontaria di gravidanza, menopausa, promozione della salute), ma anche per l’ambito psicologico (mediazione familiare, sostegno psicologico o sociale individuale, di coppia e familiare, sessualità, sostegno alla genitorialità, spazio giovani, incontri di gruppo). Centrale, in tal senso sarà l’attuazione della medicina di genere, con attenzione ad evidenziare i rischi per donne e uomini e persone di altra identità sessuale o di genere, organizzando ovunque un sistema sanitario territoriale ed integrato con gli altri servizi essenziali. In particolare occorre potenziare la prevenzione a misura di donna che riguarda le patologie a più alto impatto sulla salute della popolazione femminile – a partire dalla piena attuazione della legge regionale sull’endometriosi – e il controllo dei fattori di rischio specifici tra cui la violenza contro le donne ed il burnout da doppi carichi di lavoro. Vanno per questo rilanciate, attraverso i Consultori, attività rivolte alle donne in tutti i servizi ospedalieri e territoriali. Devono essere resi più sicuri e certi i percorsi per l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza e rispettosi delle scelte delle donne, in tal senso è da garantire la possibilità di fruire del regime ambulatoriale per l’aborto farmacologico.
Nei prossimi giorni vorremmo provare a creare più momenti di confronto possibile discutendone con gli operatori, coi cittadini, nei luoghi, tra le persone, per ricucire e ricostruire uno dei beni più preziosi, la sanità pubblica, e per costruire davvero l’alternativa alla destra.

IL BUCO NERO DELLA DESTRA IN LIGURIA
Proprio per queste ragioni, in questi giorni sono stati programmati i primi tre incontri nel Tigullio sull’eredità della destra in Liguria e la necessità di costruire un alternativa. La crisi della destra in regione è una crisi di sistema e occorreranno sforzi straordinari per riprendersi. Altri se ne terranno nelle prossime settimane. Il primo appuntamento sarà a Chiavari, sabato prossimo alle 10, presso la Sala Gramsci, in Via Costaguta. Interverro assieme a Valentina Ghio, mentre il segretario cittadino e consigliere comunale Antonio Bertani curerà l’introduzione. Il secondo appuntamento sarà il 18 luglio a Rapallo, alle ore 21, presso la sede del circolo cittadino in Via dell’Arca, sarò con con Gianluca Cecconi, Segretario PD Rapallo, Alessio Chiappe, Segretario PD Tigullio e Davide Natale, Segretario Regionale. Il 22 luglio, infine, a Sestri Levante alle 21 presso la Biblioteca del Mare di Riva Trigoso. A questo terzo incontro, assieme a me Valentina Ghio e Andrea Orlando.

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