Verso le elezioni di giugno

Lavagna: i cittadini, “sulla giunta Mangiante il peso delle finanze”

Lavagna è uno dei comuni sulla fascia costiera di Levante che il prossimo 9 giugno rinnoverà l’amministrazione cittadina; i lavagnesi saranno chiamati a esprimersi sui membri del consiglio e la figura del sindaco. A tre mesi dalle elezioni il clima non ha raggiunto ancora i toni accesi tipici del periodo che precede il voto. L’unica cosa certa è la ricandidatura dell’attuale primo cittadino, Gian Alberto Mangiante, pronto a riproporsi forte delle decisioni prese in questi ultimi cinque anni (due su tutte, il fermo contrasto alla cosiddetta “Diga Perfigli” e il risanamento delle casse comunali).

Dalla parte delle opposizioni la situazione è alquanto nebulosa: sull’onda degli esperimenti nazionali, Officina Lavagnese – rappresentante in consiglio (con Guido Stefani e Aurora Pittau) del Partito Democratico – pare in via di stringere un’alleanza con il Movimento Cinque Stelle del consigliere Daniele Di Martino. Stando così le cose a sinistra, al centro il gruppo “100% Lavagna”, espresso da Mario Maggi e Laura Corsi, correrebbe da solo. Ma le voci cittadine parlano anche di un listone unico che vedrebbe le minoranze compatte per battere Mangiante, sulla carta in vantaggio nella corsa a Palazzo Franzoni, a cui verrebbe contrapposto il medico urologo Claudio Lapetina, di area moderata. Mentre amministratori e politici pensano alla tattica e, confidiamo, a definire i programmi, abbiamo sentito cosa pensano i lavagnesi in merito all’operato dell’attuale amministrazione: le cose fatte, le cose ancora da fare, i progetti conclusi e quelli da avviare o terminare, quello che va e quello che non va.

La valutazione di Enrico, pensionato di 75 anni, è del tutto negativa: “Un sindaco che si rifiuta di ricevere i cittadini è un pessimo esempio sia dal punto di vista operativo che comunicativo. So di moltissime persone che volevano essere ricevute dal primo cittadino personalmente e si sono imbattute in un diniego, vedendosi ascoltare e poco più da assessori o consiglieri – sottolinea Enrico, che pone inoltre l’accento sulla “mancanza di controlli della Polizia Municipale del territorio, specie nei confronti delle frequenti e numerose condotte incivili di persone che lasciano sul selciato le deiezioni dei cani. La città è abbandonata a se stessa: i giardini non sono curati, per il taglio degli alberi la giunta si affida a ditte  che agiscano in maniera da preservare le piante, che, prive di foglie, sono invece da abbattere e non vengono sostituite. Corso Buenos Aires, Corso Risorgimento non sono più certo quelle gallerie ombrose degli anni Cinquanta e Sessanta, tanto più utili e da apprezzare con le estati calde di oggi”.

Per Riccardo, imprenditore di 60 anni, “è positivo che l’amministrazione abbia risanato il bilancio, il resto – intendo servizi, turismo soprattutto – speriamo venga di conseguenza. Lo stato di dissesto è frutto di dieci anni di malgoverno da parte della giunta Vaccarezza, che Mangiante ha ereditato. Ora speriamo che il comune possa investire in progetti che portino una ricaduta per chi vive qui. Da evidenziare che la polizia della città è sicuramente migliorata”.

Sulla difficile situazione finanziaria si basa anche il giudizio di Patrizia, 63 anni, dipendente pubblica: “Con il bilancio messo così non era obiettivamente possibile aspettarsi grandi cose. Anche la riduzione drastica del personale comunale (circa la metà della dotazione organica) ha comportato che i servizi ne risentissero, calando nettamente nelle prestazioni, in particolare la manutenzione”.