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La giornata internazionale della donna

Tigullio: 8 marzo, omaggio alle donne di Liguria

Generico marzo 2024

Luca Ponte, autore di un non più “giovane” volume dal titolo emblematico, “Le Genovesi” (Fratelli Frilli), mette subito le mani avanti. “Non è colpa mia – scrive – se la più antica fra le figure femminili liguri il cui nome sia entrato a fare parte della storia è una strega”. Il riferimento è alla maga Circe, colei che incantò nientepopodimeno che Ulisse. Molti non lo sanno, ma Euripide in un verso de Le Troiane afferma che la maga è ligure. La sua “discendenza”, stando alle fonti inquisitoriali, sarebbe molto folta. Laura Rangoni, nel suo studio sulle streghe in Liguria, scriveva esse sono state “i bersagli di una politica tesa a limitare fortemente il potere femminile”, una mentalità “tuttora forte e presente”, per la quale “ogni donna è una strega, se con questo termine definiamo una persona di sesso femminile decisa a vivere la propria interiorità e la propria spiritualità autonomamente, a volte anche in aperta ribellione con l’autorità costituita”.

A Rapallo non piace ricordare i fatti che portarono alla condanna al rogo di Cattarina, detta la “Cagna corsa”, accusata di stregoneria sulla base di dicerie popolare e delle testimonianze di alcuni contadini di San Pietro di Novella, dove viveva. Una donna sola, straniera, emarginata, probabilmente con un difetto fisico che la rendeva inabile al lavoro e dunque mendica. Morirà bruciata in Piazza Banchi, a Genova, dove ancora si indica in una piastrella annerita il punto esatto del rogo. Era all’incirca il 1630. Proprio a Rapallo è più vivo che mai il culto di un’altra donna, una donna fatta di sola luce, una “dama vestita d’azzurro e bianco e dall’aspetto grazioso e gentile”, che un altro contadino, 100 anni prima dei fatti di Cattarina la strega, riconosce come Vergine e Madre. Eccolo, il dittico della donna vista dalla prospettiva di un maschile irrisolto: da un lato eterea e idealizata, dall’altro temuta e ripudiata. “La carne delle donne – dice ancora la Rangoni – diventa il terreno ideale nel quale sfogare una misoginia antica, che ha le sue radici nel disprezzo per il corpo femminile, visto come (…) motore di ogni azione impudica e di ogni tentazione”.

Eppure, non sarebbe giusto ridurre l’8 marzo, qui in Riviera, alla semplice riproposizione di un antico conflitto. Terra di naviganti – si pensi ai pescatori di corallo – il Tigullio è patria di donne forti, risolute, capace di reggere i destini della casa in assenza del marito e di essere determinanti, all’occorrenza. Di tramutarsi persino in vere e proprie eroine. A Camogli una lapide ricorda ancora il gesto di Maria Avegno, che con la sorella Cattarina si lanciò su un piccolo gozzo da pescatori, il 24 aprile 1855, al salvataggio dei naufraghi della pirofregata inglese Croesus, in balia delle fiamme divampate per un incendio nel locale del carbone. La loro barca, pressata dai naufraghi, si rovesciò. Caterina fu salvata e portata a Riva, mentre il corpo di Maria sarà restituito dal mare solo il 29 aprile. I Doria vollero che Maria fosse sepolta vicino alle tombe dei loro avi. Il governo inglese conferì alla donna una onorificenza e alla famiglia 1.500 sterline. Il governo italiano riconobbe anche a Caterina una pensione. A Maria, prima donna ad ottenerla, fu conferita una medaglia d’oro.

Proprio fra il 1854 e il 1855 un’altra nave salpava dal Porto di Genova, direzione Cincinnati. Sulla nave, folta di migranti fontanini, vi era anche una bambina nativa di Cicagna (paese a suo tempo famoso per le dicerie sulle streghe) che diventerà nientepopodimeno che “la suora del West”, missionaria di frontiera, colei che un bel giorno raggiunse la banda del famigerato Billy the Kid, asserragliata in una baracca, per curare uno dei banditi, caduto ferito. La riconoscenza di “Billy the Kid” non tarderà: una diligenza si salverà dal suo assalto solo perché all’interno il bandito riconobbe suor Blandina, al secolo Rosa Maria Segale. I due si rincontreranno anche nel carcere del New Mexico nel 1881, prima dell’ultima leggendaria fuga del pistolero. “Povero Billy – scriverà Blandina alla sorella Giustina, rivelando la sua profonda comprensione dell’animo umano – termina così la carriera di un giovane che cominciò a scendere la china all’età di dodici anni vendicando un insulto che era stato fatto a sua madre”.

Già, a proposito di mamme. Non c’è dubbio che le donne liguri – da madri – sappiano essere anche donne del destino, come una certa Natalina “Dolly” Garaventa, nativa di Rossi di Lumarzo ed emigrata ancora bambina nel New Jersey, con la sua famiglia. Aveva un bel caratterino, Dolly: democratica fervente, femminista verace, attivista a favore degli immigrati italiani, per i quali fungeva da traduttrice nei rapporti con l’amministrazione americana. E col fiuto degli affari, se è vero che nella sua taverna fece fortuna vendendo liquore durante il proibizionismo, sotto la protezione di alcuni funzionari locali. Ancora giovanissima, si sposerà con un pugile siciliano durante una fuga d’amore. Poco dopo nascerà il loro figlio: un certo Frank Sinatra. Dopo averlo educato con una certa durezza tipica del suo retaggio fontanino (la “Vandea Italiana”), sarà lei a credere ciecamente nelle doti canore di Frank quando nessuno sembra disposto a farlo, quando tutti gli consigliano di cercarsi…Un lavoro vero. Cuore di mamma, cuore di donna.

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