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Politica

Chiavari: i depuratori del Tigullio, resort nel parco, orientale e l’Asl-4

Generico gennaio 2024

Da Luca Garibaldi, consigliere e capogruppo del Partito Democratico in Regione Liguria

Toccata quota 23.000 morti a Gaza dall’inizio del conflitto, dopo gli attacchi terroristici di Hamas. Un massacro che non si può continuare ad osservare nell’inerzia: le dichiarazioni della Segretaria del PD Elly Schlein sulla necessità di non esportare armi in Medio Oriente e di evitare l’estendersi del conflitto in quel quadrante, colgono il punto del non arrendersi di fronte all’inevitabilità della guerra. E sottolineano a necessità di compiere tutti gli sforzi – ad ora insufficienti – per fermare un massacro che rende ad oggi neppure proponibile la discussione sulla linea “due popoli, due Stati”,  Israele e Palestina. Ad oggi lo stesso governo israeliano, per bocca del Premier Netanyahu, nega la possibilità di esistenza di uno stato Palestinese: posizioni che allontanano le mediazioni, le soluzioni diplomatiche necessarie per arrivare al cessate il fuoco e su cui l’Italia e l’Europa dovrebbero avere un ruolo più forte.

Tornando alla politica nazionale, una nota sola.

Nella legge di bilancio sono previsti 20 miliardi di privatizzazioni: una scelta pericolosa e dannosa per il Paese, che dimostra la totale incapacità del Governo di pensare ad una politica industriale – vedasi il caso ILVA – e neppure di proteggere i settori strategici della nostra economia. L’idea di vendere i “gioielli di famiglia” per fare cassa significa indebolire il Paese, nel settore energetico (ENI), come in quello delle telecomunicazioni (Raiway, Poste) o delle infrastrutture (Ferrovie) o del credito (Monte dei Paschi di Siena). La cifra prevista è enorme e rischia di produrre un risultato negativo in entrambi i casi: se procedono le privatizzazioni, si indebolisce il Paese, se non procedono, le previsioni economiche del Governo dovranno essere riviste e il rischio è che quei 20 miliardi si trasformino in tagli. Il tutto per una mancanza di strategia, se non quella della sopravvivenza nel breve periodo.

TOTI E LA SUA IDEA DI UNA ECONOMIA LIGURE SENZA INDUSTRIA
Per quanto riguarda la nostra Regione, il tema della congiuntura economica dovrebbe preoccuparci molto: i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, la crisi del Mar Rosso, che impatta sui traffici commerciali, e il raffreddamento dell’economia in Germania dovrebbero essere indicatori piuttosto evidenti del fatto che ci prepariamo a mesi difficili. A cui si deve aggiungere l’apertura ufficiale della crisi di Acciaierie d’Italia, che verrà finalmente commissariata – dopo un anno di rinvii e ritardi – con un quadro assai degradato e il rischio concreto di perdita della capacità produttiva siderurgica nel nostro Paese.

Invece, tocca rilevare, ancora una volta, come Toti applichi un meccanismo di negazione della realtà, nascondendo i problemi dietro ad una parata continua di dati e di numeri, che sottolineano come in Liguria “tutto vada bene”, che cresciamo più e meglio di altri, che il turismo è la vera industria della regione, eccetera eccetera.

Si prenda il caso del commento dei dati del Forum Ambrosetti, presentati questa settimana dalla Giunta in pompa magna, con tanto di coro di giubilo da parte dei rappresentanti della Lista Toti verso il loro lider maximo (una forma provinciale di culto della personalità, che assomiglia più agli elogi del Geometra Calboni al direttore nei film di Fantozzi, a dire la verità). O le dichiarazioni al Forum del Turismo del Sole 24 ore.

Trascuro, per carità di patria, il commento alla frase di Toti secondo cui la filiera del lusso è uno strumento di redistribuzione, con una logica economia neoliberista che ne sottende (i ricchi spendono, qualcosa arriverà anche ai poveri, detta teoria  dello “sgocciolamento” o delle briciole che cadono dal tavolo) che è stata dimostrata fallimentare negli ultimi decenni.

Mi concentro su un tema, cioè la rimozione completa dal discorso pubblico di Toti (e di Bucci) dell’industria e della manifattura come assi di sviluppo futuro della nostra regione.

Negli stessi giorni in cui a Roma si giocava la partita del futuro di Acciaierie d’Italia, Toti sosteneva la bontà del turismo come “prima industria del Paese”, Bucci dichiarava sul Secolo XIX che sì, ex Ilva è in difficoltà, ma ci sono altre industrie che vanno bene e che una discussione sulle aree inutilizzate va fatta. Siamo ancora in attesa di capire che destino avrà la vendita di Piaggio, e se ripartirà o meno Ansaldo Energia, per fare alcuni esempi. In tutto questo, non c’è una dichiarazione e una iniziativa che indichino minimamente che azioni Comune e Regione intendano intraprendere per mantenere e rafforzare le principali filiere produttive della regione. Un silenzio che dura da otto anni.

Toti si sa è ciarliero sulla stampa, ma non ho mai visto una frase, in questi mesi, sulle prospettive di futuro industriale della Liguria. La rimozione non è casuale ma è figlia di una idea di deindustralizzazione della nostra regione che mi pare ben presente nella visione della destra totiana. Magari soft, non dichiarata, ma la direzione sembra chiara.

Ed è pure miope, perché nel momento in cui si discute di reshoring (cioè il “rientro in casa” delle catene produttive), di accorciamento delle filiere produttive, la Liguria avrebbe potenzialità enormi di sviluppo manifatturiero, di qualità e in settori strategici. Certo, servirebbe un Governo che se occupasse e che avesse un’idea di politiche industriale, non la fretta di liberare spazi per altri usi.

SANITÀ: IMPOSSIBILE EFFETTUARE LE MOC NELLA ASL 4
Anno nuovo, soliti problemi anche per quanto riguarda la sanità.

Dopo l’esplosione dei pronto soccorso liguri, con casi di persone rimaste giorni in attesa di ricovero, riemerge il tema delle liste d’attesa e delle agende. Un tema enorme, il primo punto in cui ci si rende conto dell’impossibilità della sanità di essere, in questo momento, un servizio universale davvero. Dove molti sono costretti a scegliere se pagare o aspettare, o peggio rinunciare.

Dietro i numeri dei ritardi nelle liste d’attesa, c’è anche un altro tema, quello dell’impossibilità di accesso reale alle prestazioni in un territorio. Da diversi giorni ricevo numerose segnalazioni (verificate) di persone che denunciano che al CUP della ASL 4 non è possibile prenotare una MOC – o densitometria ossea – nel territorio del Tigullio. L’alternativa è: o in altra ASL o da un privato.

Ora, è possibile che un esame fondamentale, spesso da effettuare periodicamente per controlli successivi a patologie, non risulti accessibile in un comprensorio di 150mila persone?

IL PIANO DI DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO: UN DISASTRO ANNUNCIATO
La Giunta Toti ha varato il nuovo piano di dimensionamento scolastico, portando il numero di autonomie tagliate da 16 a 12

Si tratta di una cronaca di un disastro annunciato: si tratta di una decisione che è arrivata dopo un percorso travagliato, caratterizzato da una bocciatura del Ministero e dalla completa assenza di dialogo con i territori e gli enti coinvolti.

La Giunta e l’Assessore Ferro non hanno ascoltato le preoccupazioni della minoranza, decidendo di procedere nonostante fosse arrivata anche la contrarietà da parte del Governo – dello stesso colore politico – che ha reputato il Piano del tutto insoddisfacente: in questo modo si è reso il ridimensionamento scolastico oneroso per famiglie, studenti, operatori scolastici e istituzioni locali e scolastiche.L’Assessora Ferro ha deciso, anche questa volta, di fare il muro contro muro, rispondendo alle nostre preoccupazioni che stava semplicemente rispettando le indicazioni ministeriali. Risultato? Il tanto decantato piano è stato bocciato, e il nuovo presentato dall’Assessora Ferro rappresenta un altro fallimento di una Giunta richiamata all’ordine dai vertici governativi.

E il centrodestra? Non cerca di metterci una pezza, risolvendo i problemi, ma litiga con lo stesso Assessore sotto attacco da alcuni colleghi Consiglieri e da parecchi sindaci anche di centrodestra.

Non più tardi di tre giorni fa nell’Ufficio di presidenza si è cercato di far passare velocemente il nuovo Piano come una semplice pratica amministrativa: si vogliono tagliare le audizioni dei territori di Spezia e Imperia limitandosi alle modifiche sulla Città Metropolitana e su Savona

Il 25 gennaio chiederemo che siamo ascoltati tutti i territori della Liguria, e non solo Genova e Savona.

NUOVO RESORT DI PORTOFINO: TRA PARCO (CONTRARIO) E (DEMANIO) FAVOREVOLE, LA REGIONE DA CHE PARTE STA?
Quello in atto tra il Parco Regionale di Portofino e l’Agenzia del Demanio sulla vicenda del progetto New Fari, si profila come uno scontro senza precedenti.

Il progetto punterebbe a riconvertire l’ex caserma di Semaforo Nuovo in un resort di lusso: l’Ente Parco si è detto fermamente contrario in quanto il progetto non è in linea con le norme e gli obiettivi della concessione, e l’Agenzia del Demanio ne contesta la legittimità del diniego chiedendo all’ente di revocare la decisione entro 15 giorni.

Si tratta di un progetto in netto contrasto con le norme del Parco, che mira a utilizzare gli edifici per attività di ricerca, osservazione scientifica, foresteria di appoggio e vigilanza ecologica: un piano che va in direzione opposta al progetto di New Fari.

La situazione si fa sempre più intricata, con il Parco Regionale contro lo Stato rappresentato dall’Agenzia del Demanio. È il momento che la Regione prenda una posizione chiara contro la costruzione e il cemento nel Parco perché ambiente e natura devono prevalere: ho depositato un accesso agli atti e questa settimana depositerò un’interrogazione per chiedere delucidazioni su quali siano le intenzioni della Giunta in merito, oltre che richiedere la convocazione immediata della Commissione Ambiente.

TIGULLIO: IL DEPURATORE DI CHIAVARI E DI SESTRI

A distanza di pochi chilometri ci sono due comuni che stanno affrontando, o cercano non di affrontare, il tema del depuratore.

Da un lato Sestri Levante dove qualche giorno fa Iren ha avviato i lavori per la realizzazione del nuovo impianto di depurazione comprensoriale che servirà tutti i comuni della Val Petronio: si tratta di un progetto cruciale per l’intero comprensorio che con una programmazione precisa voluta dalle amministrazioni precedenti si sta concretizzando rispettando i tempi.

Dall’altra parte, il Comune di Chiavari dove da anni si parla del depuratore che dovrebbe sorgere in Colmata mare, ma che pare che nessuno voglia: l’amministrazione dice che non può tornare indietro e che si tratta di una decisione di Regione, che a sua volta però, dice di non poter modificare le decisioni prese dal Comune di Chiavari.

La sola cosa certa è che a Chiavari associazioni, cittadini e forze politiche si sono espresse tutte contrariamente alla localizzazione del nuovo depuratore, un progetto imposto dall’Amministrazione Comunale, con grandi criticità a cui però nessuno intende rispondere. Intanto, le sanzioni comunitarie si avvicinano e la situazione resta di stallo. Chiederò un’altra convocazione in audizione per discutere ulteriormente dello stato della depurazione in Liguria, e in particolare nel Tigullio.

CONFERENZA DEGLI AMMINISTRATORI DEMOCRATICI: AUTONOMIA, PARTECIPAZIONE, GIUSTIZIA SOCIALE
Ottima partecipazione, bel clima, all’Assemblea regionale degli amministratori democratici della Liguria, che si è tenuta sabato. Uno spirito di squadra ritrovato, grazie al lavoro del segretario regionale Davide Natale e di tutto il Partito Democratico Liguria.

Abbiamo ragionato di cosa significa essere degli amministratori democratici, oggi, di come siamo riconoscibili, di quali battaglie comuni ci caratterizzano da Ventimiglia a Sarzana: sanità, scuola, cura del territorio, ambiente, partecipazione.

Un nucleo di direttrici politiche – perché amministrare non è un atto neutro, ma è sempre guidato dalla politica – che caratterizza l’operato dei nostri amministratori e che dovrà esserlo ancora di più nel futuro.

Tanto più in Liguria dove il totismo, mascherato da civismo, è il nemico principale dell’autonomia dei Comuni e dei territori.

Una scelta precisa, quella di svuotare voce e peso dei territori, condotta da Toti (e Bucci) dal 2015 ad oggi: i Comuni “buoni” – i civici – sono quelli che ubbidiscono alla Regione, anche contro i loro interessi; gli altri sono invece da ignorare o spesso intimidire se prendono posizioni contrarie ai desiderata di chi governa.

L’abbiamo visto con la vicenda del rigassificatore a Savona, sul Parco di Portofino, sulle tariffe dei treni per le Cinque Terre, sui distretti sociali, sull’agenzia dei rifiuti, sul dimensionamento scolastico, imposte contro la volontà dei Comuni. E lo vediamo in ultimo anche con la tendenza a togliere capacità ai comuni di organizzare i servizi essenziali. Con la strada della voucherizzazione – o monetizzazione dei servizi.

Si pensi alla vicenda dei nidi. Anche la destra ora sostiene che debbano essere gratuiti (alla buon’ora). Ma come lo fa? Non dando ai Comuni le risorse per creare nuovi nidi e per abbassare le rette sul proprio territorio, ma dando in mano ai cittadini direttamente i soldi, in forma di voucher, dicendo loro, “cercati l’asilo, io i soldi te li ho dati, poi se il nido è a 30 kilometri, non è mia responsabilità”.

Come trasformare un servizio universale in un sistema dove le differenze tra territori aumentano, e dove non conta il diritto di accedere ad un servizio, ma se c’è o meno un mercato per quel servizio: con il fatto che ai Comuni vengono tolti gli strumenti e le risorse per poter far crescere i propri territori, governandoli davvero.Ecco, il totismo, mascherato da civismo, lo si può battere con la politica, spiegando in ogni territorio da che parte stiamo: una alternativa fatta di autonomia e protagonismo dei territori, partecipazione dei cittadini, giustizia sociale e ambientale.

IL PROSSIMO CONSIGLIO: IL GIORNO DELLA MEMORIA
Domani non si terrà la consueta seduta di consiglio regionale, ma si svolgerà la seduta solenne in occasione della Giorno della Memoria. Sugli atti presentati per il prossimo consiglio utile, su sanità e viabilità, vi terrò aggiornati durante la settimana. ­
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LA FOTOGRAFIA
Amburgo, Hannover, Francoforte, Kassel, Dortmund, Wuppertal, Karlsruhe, Norimberga e non solo. Sabato e domenica molte città tedesche hanno visto le proprie piazze riempirsi di manifestanti contro l’Afd, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland. Si stima che vi abbiano partecipato 1,5 milioni di persone, unite da slogan e motti in favore della democrazia e contro il partito nazional-conservatore, euroscettico e anti-immigrazione. Dopo i cortei di sabato, anche domenica in tantissimi sono scesi in piazza, superando di gran lunga i numeri previsti.