Camogli: Fiorello e i ricordi di una vita. "Per Battiato facevo pop" - LevanteNews
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Festival della comunicazione

Camogli: Fiorello e i ricordi di una vita. “Per Battiato facevo pop”

“Da grande vorrei fare la spalla di Fiorello” – è il pensiero di Aldo Grasso – Quanti di voi vorrebbero farlo”? Un boato esplode al Festival della Comunicazione.

Fiorello inizia il suo show con gli splendidi aneddoti di vita su sua madre e la memoria: “Tutte le mattine vado da mia madre e abbiamo questo dialogo tra me che non ricordo le cose e lei che non sente. Le dico: ‘ Quando faccio gli spettacoli non mi ricordo i nomi delle persone? E lei: “Ma almeno i cognomi te li ricordi?’. Focus dice che la mosca ha la memoria di un secondo, il pesce rosso di due secondi: “Penseranno ‘Che brutta vita e poi si dimenticano’’.

Con la memoria Fiorello torna alla fine degli anni Settanta, all’epoca di quando era animatore nei villaggi turistici, “Quando ero bello. Incontro una signora e mi fa: Si ricorda dove ci siamo conosciuti? A Brugoli nel 1980 e ci siamo conosciuti bene…. Oppure vado a farmi un controllo medico e un’altra signora mi dice: A Fioré, ti guardavo quand’ero ragazza”. A diciott’anni lavorava in una impresa di pompe funebri: “Ero in ospedale e l’infermiere mi dice: ‘Torni tra due ore’. Ed io al capo: ‘Tra due ore Anto’’.

Tra i tanti lavori che ha fatto, c’è stato anche il facchino di cucina. “Poi sono passato al ruolo di comis – cucinavo patate al forno tutto il giorno -, e finalmente a quello di cameriere, fino a che non venne il momento di andare al servizio militare. Era il 1982. Un momento durissimo, quando le Brigate Rosse attaccavano le caserme. A loro si contrapponeva…Rosario Fiorello! Mi , al villaggio e capo villaggio è Enzo Olivieri che mi propone di fare l’animatore”. Da lì è incominciata la sua vita che dura fino ad oggi, da uomo di spettacolo.

Fiorello svela un ricordo anche di Franco Battiato: “Quando gli chiesi da dove gli venissero le idee mi disse: ‘Ma sai che ci sono delle volte che arrivo a casa, apro i cassetti e trovo canzoni di trent’anni fa che non so come ho fatto a scrivere. Al filosofo Manlio Sgalambro mi classificò come uno che fa del pop”.