Un caffè con carlo di francescantonio

“Io, poeta al tempo degli influencer”

Non vieni capito / se ti esponi poeta“, scrive. Sono mai stati davvero capiti Pier Paolo Pasolini o Ezra Pound*? E’ mai stato capito, un poeta, anche a distanza di tempo? Probabilmente no: il tempo non agevola la comprensione, crea solo distanza e distorsione. Crea carico – “carico umano” – qualcosa di molto distante da quel carico residuale evocato da un ministro in una sorta di contro-poesia che, se ha avuto un merito, è stato quello di far sì che l’opinione pubblica avvertisse il “peso” che talvolta possono avere le parole.

“Carico umano” è una breve raccolta intimista, sussurrata, di 15 poesie scritte a 4 mani da Mirko Servetti e Carlo di Francescantonio. Del primo sono gli haiku introduttivi e, in due casi, finali. Del secondo i versi liberi. “Carico umano ha a che fare con l’interiorità – dice proprio lui, Carlo, 46enne originario di Santa Margherita ma chiavarese d’adozione – Ha a che fare una condizione di spaesamento, disagio, schiacciamento. E’ un inno alla prova di forza che si deve sostenere per sopravvivere all’assurdo”.

Qual è il ruolo civile di un poeta negli anni ’20? Bisogna partire da lontano. Da Omero. “In passato si rispettava il ruolo del poeta come quello di un veggente, calato nell’oggi ma capace di percepire che cosa poteva avvenire nel futuro. Oggi questo ruolo non viene più riconosciuto, la poesia viene scambiata per gioco e passatempo, non è nemmeno considerata un ‘lavoro’. Oggi il poeta è uno ‘scherzo’, un’anomalia”. Il suo tramonto? L’epilogo di una civiltà, o forse “solo” il passaggio epocale dal linguaggio umano a quello della macchina.

Non ci sono più strade aperte, per chi fa poesia. Men che meno quella dell’influencer, di chi crea, assembla e “spara” in rete contenuti solo per ottenere in cambio visibilità, popolarità, riscontro. L’esatto opposto del poeta, che non può diventare influencer “salvo non essere più se stesso. Non c’è compromesso possibile fra la poesia e il consenso”. Meglio il bando sociale, il margine: “Chi dice e scrive ciò che pensa oggi non viene nemmeno più vilipeso. Diventa via via invisibile. E forse è questa la dimensione che un poeta, incredibilmente, dovrebbe ricercare, il modo più idoneo per essere responsabili verso il messaggio che si vuole dare”.

Scrivere, gettare nella terra arida di una società spersonalizzata un barlume di sensibilità e scomparire. Dove? “Non in un luogo preciso. La mia scrittura nasce ovunque. Emerge da suggestioni, anche se ho un debole verso la dimensione rurale, quella della Val d’Aveto, per mettere un po’ di distanza fra me e il rumore. Lì posso restare giorni senza campo telefonico, e questo mi fa stare bene. Ma non è di per sé un luogo per scrivere, quanto uno stato d’animo, quello che ti conduce a considerare la fretta con cui viviamo la nostra vita. Fretta di andare dove? “.

*Il riferimento ai due poeti è voluto. Nel 2022 sono stati celebrati sia il centenario della nascita di Pier Paolo  Pasolini che il 50esimo della scomparsa di Ezra Pound

Il libro: Mirko Servetti, Carlo di Francescantonio, Carico Umano, Terre di Ulivi edizione, 2022 – Il libro è disponibile  sul sito della casa editrice www.edizioniterradulivi.it

Carlo di Francescantonio ha all’attivo diversi romanzi e raccolte di poesia. Tra queste ultime: “Memorabilia. Poesie 2000-2015”, “Uomini in fiamme”, scritto con Mirko Servetti, “Anche l’ultimo argonauta se n’è andato” e “Il carico umano”, ancora in coppia con Servetti. E’ presente in numerose antologie, riviste e all’interno della collana «Poeti e Poesia» a cura di Elio Pecora. Nel 2021 ha fondato il progetto di musica contemporanea «Magazzino CdF» con il quale ha pubblicato l’album Play very loud. A settembre 2022 è uscito il secondo lavoro discografico, dal titolo Le 120 giornate di Gianni Rossello. E’ redattore de “L’Altro”, settimanale di approfondimento culturale; collaboratore del Festival della Parola di Chiavari e del blog “Letteratitudine”.