Lavagna: diga Perfigli, Mangiante: "Il comune continuerà ad agire" - LevanteNews
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Piana dell'entella

Lavagna: diga Perfigli, Mangiante: “Il comune continuerà ad agire”

L’ultimo atto, in ordine cronologico, della vicenda legata alla edificazione del secondo argine sull’Entella (meglio conosciuto come “diga Perfigli), è stato il pignoramento in solido (blocco di conti correnti e carte di credito) effettuato, una settimana fa, dalla ditta esecutrice dei lavori sulla Piana dell’Entella nei confronti dei proprietari dei terreni espropriati ai fini della costruzione dell’opera. Si tratta di 24 mila euro ognuno, per le spese legali da sostenere a seguito della perdita della causa collettiva contro la società TMG di Sondrio. riguardo le procedure di esproprio e i lavori che da più di un anno la ditta porta avanti sui terreni. Agli espropri non sono mai stati corrisposti i relativi pagamenti, mentre sono iniziate e continuate le operazioni di sradicamento.

Tutto ciò ha fatto sì che i proprietari denunciassero la ditta. L’avvocato dei proprietari, Federico Rivara, era d’accordo, dicono i proprietari, con l’avvocato della TMG per addivenire al pagamento di una cifra più modesta. I proprietari, col proprio avvocato, stavano aspettando le decisioni della controparte, quando, d’improvviso, la ditta ha deciso per il pignoramento. Siccome i proprietari sono obbligati in solido, essendosi costituitisi tutti insieme, i pignoramenti sono operativi nei confronti di tutti. Questo il quadro di quanto accaduto sulla Piana.

Ripercorrendo brevemente i fatti dell’estate, dobbiamo ricordare ai lettori che ad agosto l’associazione a tutela dell’ambiente Italia Nostra ha inviato una diffida al comune di Lavagna perchè effettuasse una verifica sull’effettiva presenza o meno del titolo urbanistico nel caso del secondo argine sull’Entella: il comune non ha riscontrato nessuna mancanza e ha così respinto la diffida, mentre l’ amministrazione comunale ha essa stessa diffidato la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali a vigilare sull’area in presenza di un vincolo paesistico su di essa. Di tutto questo abbiamo parlato con il sindaco di Lavagna, Gian Alberto Mangiante, in particolare su quali azioni porterà avanti la sua amministrazione di fronte a una sempre più realistica ipotesi dell’inizio dei lavori di costruzione dell’argine.

La ditta TMG, incaricata dei lavori, sta ultimando le operazioni preliminari di disboscamento; ai proprietari sono stati notificati i pignoramenti conseguenti alle spese legali risalenti alle controversie sugli espropri. L’inizio della vera e propria edificazione del secondo argine è ormai dietro l’angolo: cosa può fare ancora il comune dal punto di vista amministrativo e legale? “Il comune ha sempre seguito una linea precisa, definita, chiara e non passibile di mistificazioni, se non da persone con secondi fini, come alcuni proprietari che si sono visti ridurre non di poco i loro terreni. E’ stato, a seguito di intervento congiunto con “Italia Nostra”, richiesta la costituzione della Commissione Regionale, neppure esistente al momento della richiesta, che ha poi provveduto riconoscendo il vincolo paesistico sull’intera area. Questo, ora in fase di perfezionamento, costituisce un importante elemento di tutela per quanto riguarda gli aspetti storici-urbanistici-sociali dell’area. In questa fase Città Metropolitana ritiene che le opere poste in essere non costituiscano una lesione di tale vincolo e di tale operato che continua a portare avanti nonostante diffide ed esposti, si assumerà le responsabilità civile e penale. In tal senso il comune ha recentemente (9 agosto 2022) presentato un esposto alla Procura della Repubblica, ritenendo sussistano palesi violazioni in tema ambientale per quanto sta avvenendo sulla Piana. In aggiunta a questo il comune, inoltre, ha formalmente diffidato la Soprintendenza per le Belle Arti e il Ministero dei Beni Culturali affinché vigili come dovrebbe, per legge e per autorità, sugli scempi che si stanno concretizzando in quella parte di territorio”.

Quali atti specifici dovevano essere adottati dalle amministrazioni precedenti per non arrivare al punto in cui siamo e fermare l’iter in partenza? “Tutte queste opere nascono da un accordo di programma conseguente a una conferenza dei servizi risalente agli anni 2012-2013; ovviamente le amministrazioni comunali allora costituite avrebbero dovute vigilare, controllare e considerare la correttezza, la completezza delle indagini effettuate, la verifica dell’esistenza di tutte le relazioni necessarie e soprattutto giudicare sulle effettive conseguenze oggi completamente scollegate da altre che in allora l’opera avrebbe comportato sui territori. Quella era la sede opportuna per avanzare tutte le giuste rivendicazioni e osservazioni. Oggi, a procedimento concluso e definito, l’amministrazione e, con essa, Italia Nostra, ha potuto percorrere un percorso che, sia pure fuori tempo massimo, ha portato un grande risultato: il vincolo paesistico. In allora c’era un atto del commissario straordinario della Provincia di Genova Fossati (del 2013): quello era l’atto da impugnare. Questo è quello che dicono i giudici del Tribunale delle Acque (pronuncia maggio 2018, ndr)”.

Copia della pronuncia del Tribunale delle Acque

Per quanto riguarda l’ultimo atto della vicenda, ad oggi, cioè i pignoramenti ai proprietari: è una questione civile, certo, il comune, comunque, può fare qualcosa per sostenere queste persone, cittadini lavagnesi? “Su questo tema il comune non è mai stato parte in causa né è a conoscenza dell’iter giuridico degli ultimi atti, per cui non sono in grado di esprimermi nel merito e nelle legittimità di quanto sta avvenendo. Però, premettendo che sono estremamente dispiaciuto, rilevo anche che sussistono posizioni abbastanza mistificatrici della situazione (accuse rivolte al comune) probabilmente per ragioni personali o per altre ragioni che neppure voglio considerare che se dovessero continuare non possono non essere valutate nell’ottica della salvaguardia dell’operato della mia amministrazione, da sempre estranea a interessi privati”.