Cogorno: "Il valore delle sagre e il dovere di tenerle vive. Covid permettendo" - LevanteNews
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Cogorno: “Il valore delle sagre e il dovere di tenerle vive. Covid permettendo”

Sagra significa valorizzazione dei piatti locali, della cultura contadina ligure e tigullina, aggregazione e di impegno sociale, perchè grazie alle sagre si raccoglievano fondi destinati ad attività di beneficenza

Tra le tante rinunce cui ci ha costretto la pandemia quella delle fiere e delle sagre locali non è certo meno rilevante di altre manifestazioni, in un paese come l’Italia, fatto di piccole comunità e di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. “Ci auguriamo che con la prossima estate si possa tornare a organizzarle e che, soprattutto, torni la voglia di socialità, di stare insieme, cioè il vero spirito delle sagre”, auspica Enrica Sommariva, vicesindaco di Cogorno, che insieme al primo cittadino, Gino Garibaldi, sottolinea il significato di questi appuntamenti nel contesto non solo della propria realtà di riferimento, ma del Tigullio in generale.

Che cosa significa organizzare una sagra e qual è la sua importanza per una comunità? “La sagra è una manifestazione pensata per attrarre persone e consumare prodotti tipici, un modo per riunire la comunità riscoprendo e tenendo vive le sue specificità enogastronomiche. Cosa ben diversa, quindi da un ristorante all’aperto, dove si offre un menu à la carte facendo così una scorretta operazione di concorrenza sleale a danno degli esercenti del territorio. A Cogorno abbiamo sempre avuto questo spirito, di valorizzazione dei piatti locali (dai testaieu ai ravioli alla carne sulla ciappa) della cultura contadina ligure e tigullina, di aggregazione e di impegno sociale, perchè grazie alle sagre si raccoglievano fondi destinati ad attività di beneficenza: per le famiglie, le categorie più fragili – pensiamo al Comitato Assistenza Malati Tigullio di Giancarlo Mordini -, le parrocchie e gli asili”.

Che cosa rappresentano le sagre nella tradizione storica cogornese? “Le nostre sagre sono state sempre caratterizzate dal senso di appartenenza al territorio, di unione e condivisione tra familiari, concittadini, conoscenti, giovani e anziani. A Cogorno ci sono piatti che non troviamo in nessun altro luogo di Liguria, un patrimonio più unico che raro che vogliamo poter continuare a tenere vivo, un modo di vivere e di accogliere le cui origini si perdono nei secoli. La comunità cogornese ha sempre offerto cibo ai visitatori, pellegrini o viandanti che fossero, in particolare in occasione di festività religiose, come la festa di San Giovanni Battista. Terminate le celebrazioni le persone avevano piacere di fermarsi e intrattenersi nella zona, ecco come sono nate le nostre sagre. Purtroppo nel corso degli anni molte di esse sono andate perse: la sagra sul Monte San Giacomo, la festa della pizza e dei ripieni presso la Basilica dei Fieschi e tante altre. All’interno della rievocazione storica fliscana dell’Addio do Fantin, che si tiene ormai da quarant’anni nel mese di agosto, è prevista anche una sagra, organizzata da più associazioni insieme, ma da due anni a questa parte non è stato più possibile portarla avanti per le dovute esigenze di prevenzione sanitaria.  Stesso discorso per la Fiera dei Perdoni e Perdonetti a settembre”.

Quale impatto sta avendo il Covid? “Si tratta di eventi che in questa situazione sono stati tutti sospesi. L’impatto non è però soltanto legato all’interruzione ma anche di tipo psicologico; i vari gruppi e comitati organizzatori ( tra cui il Villaggio e l’Accademia della Ciappa) fanno fatica a ritrovarsi, a tornare a lavorare insieme con fiducia e voglia di collaborare per il bene della comunità. Ora aspettiamo la prossima estate, sperando di poter di nuovo riprendere con maggior forza e capacità. Attenendoci scrupolosamente alle norme, per il Natale appena passato siamo riusciti a offrire cioccolata calda ai bambini, anche se il ricorso al prodotto confezionato non ha nulla a che fare con la degustazione del prodotto artigianale, che è l’essenza stessa della sagra”.

Foto: 1. edizione vecchissima della Sagra di Cogorno, con vista sul Golfo e Portofino;

           2. festa alla Basilica dei Fieschi;

           3. Enrica Sommariva (al centro) durante i preparativi;

           4. Panotti di “mega” delle Portatrici di ardesia